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A bordo della OLIMPUS

Torrette

Accade un imprevisto. Sulla cartina elettronica il cunicolo doveva esser sgombro, ma invece è sbarratissimo, con tutta la volta del cunicolo caduta giù. Probabilmente opera delle macchine.
La situazione si fa difficile per la Olimpus. Abbattere il blocco è fuori discussione, bisogna necessariamente fare dietro front e affrontare uno sciame infinito di seppie che rincorre la nave dalla sua fuga da 01....

Out Gdr:
ottimo lavoro dark, continua così.

Torrette

Insorge un grosso problema, il cunicolo per Zion era sgombro, era.
Le cartine non erano aggiornate e il canale ora era otturato. Un crollo, probabilmente il boato che si era sentito non era causato dalle macchine che si distruggevano, ma dalla caduta della volta.

Ora la via è bloccata. Tornare indietro a 01 è fuori discussione anche perchè la volta è crollata e c'è dislivello. Proseguire verso Zion da quella parte non si poteva più. Tuttavia le seppie non potevano più passare, e quelle nei canali vicini erano non più che qualche centinaia.

Si decide di attendere, a motri spenti, il caricamento dell'IEM.

Purtroppo le seppie di pattuglia scoprono la nave. L'Olimpus deve riprendere il calvario verso Zion, Leos contatta l'operatore per decidere di tracciare una rotta, la più rapida possibile.

<<Operatore, i cunicoli 1127 e 1234 sono crollati, il 1245 è troppo alto rispetto al nostro livello. Traccia una rotta direzione Zion.>>
Leos preme l'auricolare dentro l'orecchio come per paura di perdere qualche parola dell'operatore che potrebbe portarlo alla salvezza, Zion.

<<Ricevuto...
Eseguito.>>

Poche parole sono sufficienti a confortare Leos, assieme alla vista dell'indicatore rosso sulla mappa. Una piccola ma rassiucrante freccia che punta Zion.

Le seppie inseguono la nave che fatica a districarsi fra i cunicoli stretti. I rollii aumentano e la precisione del puntamento automatico diminusice, già ridotta dal tremolio della mano di Leos,dovuto alla tensione.

<Pollice leggero, mente sgombra e mano salda.>
E' l'unico pensiero che passa nella mente di Leos, impegniato ad abbattere le seppie.

E stanco e le seppie si fanno agressive, il puntamento automatico toglie energia alla nave e riduce il movimento della torretta. Leos lo disattiva e decide di sparare senza puntamento.
Mossa azzardata ma che risulta vincente, i colpi si dirigono indistintamente a tutte le seppie che si distruggono coinvolgendo anche le altre. Ormai sono in numero esiguo e la nave continua la sua corsa contro il tempo e contro le seppie. Passano alcuni interminabili minuti e la nave è in prossimità dei cancelli di Zion. Si aprono le porte giàsto quanto basta per far passare una nave grande come l'Olimpus. I cannoni posti all'entrata e l'APU di guardia, uniti a Leos, fanno il resto: abbattono tutte le seppie che arrivano fino a che la zona non viene dichiarata sicura.

<<Speriamo sia finita...>>

Sala Controllo

Quasi fluttuante nell'aria, il porto appare nello schermo trasparente collegato alla consolle. Il rapporto bidimensionale ha il caratteristico colore blu dei comandi di ogni nave della Flotta di Zion, bastava farci un po' l'occhio, e dopo due-tre simulazioni ogni pilota non lo avrebbe più visto come un semplice schema a due dimensioni,ma nella sua mente ogni singola profondità sarebbe stata colta.

Snake allaccia le cinture di sicurezza, stringe la grigia benda sulla fronte e comincia a digitare nervosamente sulla tastiera della consolle. <<Controllo sala macchine, prepararsi alla accensione delle piastre' Controllo systema idraulico di raffreddamento' controllo turbine'.>>

Ad ogni richiesta di controllo la voce di Mathias risponde pronta: <<Controllo systema di raffreddamento OK' Controllo turbine OK..>> e, a ripetizione, un ulteriore OK da parte di Ermes.

Snake non sa esattamente se in questo caso la voce dell'operatore sia registrata o se in diretta' la simulazione è incredibilmente reale. Il dubbio non lo interrompe e continua l'elenco del controllo dello stato della nave.
Confermato l'ultimo OK apre l'interfono che mette in comunicazione tutto l'equipaggio: <<Motori alla minima potenza' ci siamo' Accensione!!>>

In quel momento le piastre si colorano di un azzurro incandescente, l'hovercraft è scosso da una piacevole vibrazione e, elegantemente, comincia a sollevarsi dal suolo.
Snake alza gli occhi, cerca con lo sguardo una levetta sopra la sua testa, col pollice la spinge verso l'alto. Fa scendere davanti alle labbra il microfono attaccato alle cuffiette:

<<Nave Olimpus a Controllo Zion. Chiediamo autorizzazione al decollo>>
<<Controllo Zion a Nave Olimpus, richiesta di decollo ricevuta. Avvicinarsi al varco due>>

Questa volta non è la voce di Ermes, ma la voce registrata di un controllore di volo del porto.
Un istante dopo si sente l'eco, dall'esterno, della comunicazione del controllo Zion al varco due per far aprire i cancelli.

<<Cancelli varco due aperti, confermato nulla osta all'uscita.>>

<<Nave Olimpus a Controllo Zion, ricevuto, ci avviciniamo ai cancelli, varco due>>

Snake guarda Mathias, nessuna parola, solo uno sguardo e con lo stesso tono usato in precedenza, esordisce: <<Aumentare potenza motori, stabilire assetto, avanti tutta>>

Con le mani ben salde comincia ad allontanare lentamente la cloche dal suo busto, molto lentamente, e più la allontana e più la nave acquista velocità. Ormai sono al varco due, le luci del porto sono alle loro spalle, il buio davanti a loro. L'hovercraft mantiene ancora la velocità minima per uscire, ed eccoli, finalmente, lasciare il porto.

<<Donare energia ai motori delle piastre posteriori, alzare il livello da 12 a 15%, settare il selettore dell'invertitore su Avanti' piano con quei livelli' doniamo energia lentamente' >> Snake, come un diario di bordo, comunica a voce squillante ogni comando eseguito, come ordini a sé stesso, e, ad ogni disposizione, le sue mani si spostano da cloche a pulsanti, da leve a maniglie.

<<Dal grafico segnalo un restringimento del canale e una successiva curva a sinistra' Diminuire la velocità, prepararsi ad una leggera virata a babordo' Attenzione a quei rottami' sono molto sporgenti, rischiamo di intaccare lo scafo>>

La cloche si riavvicina al petto di Snake' *Piano' più piano* Il battito cardiaco si accelera' Il Capitano sta sicuramente osservando le reclute, Snake cerca di assumere un atteggiamento tranquillo, vuole dimostrare padronanza di sé, della sue emotività e della nave, vuole veramente che Zeus sia fiero di lui e del suo compagno.

<<Controllare il reostato di frenatura, comando di esclusione numero uno disattivato, deviare la potenza esclusa da dissipare in calore in previsione della virata' Bene così>>

Il colosso rasenta i rottami sporgenti e vira a babordo.

<<Il canale si allarga, immettere di nuovo comando numero uno. Aumentare la velocità di due terzi'. questa bambina si governa da sola, Capitano! ' Canale libero per altri trecento metri, poi il grafico mi segnala una deviazione. La rotta prevede il canale di destra, è un po' più stretto ma dovremmo farcela' Duecento metri' centocinquanta' cento' prepararsi all'imboccatura' Diminuire la velocità' ci siamo! Ci stiamo immettendo nell'imboccatura di destra, virare a tribordo, 15% di frenatura'>>

L'eccitazione è alle stelle *Ho fra le mani la cloche di una delle più possenti navi della Flotta di Zion!*

Le sue dita si prestano in un gioco veloce sulla tastiera e sulla consolle, riprendendo a tratti la cloche.

<<La mappa della rotta indica che siamo a metà percorso, a 10° Nord-Nord-Ovest incontreremo un grosso rottame, quasi un relitto' sembrerebbero resti di sentinelle' controllo radar, procediamo lentamente'>>

Torrette

Ermes annuisce di fronte ai movimenti e al tempismo di darknet. E' piuttosto soddisfatto. Certo, le cose sono andate in maniera molto liscia, forse troppo [ ed è questo ciò che si biasimava: aver avuto poca fiducia in lui ed aver evitato quindi di inserire ulteriori ostacoli. Tornando indietro....], ma quel che aveva visto bastava.
Lo chiama al piano di sotto, gli chiede, pacatamente:
<< Hai avuto qualche problema' Considerazioni'>>
Aspettando una risposta [ Out gdr: e il post di FA], Ermes scruta lo sguardo del ragazzo, pensando alla sua prossima prova: una simulazione coordinata con i due piloti.

Out Gdr:
Ottimo darknet, complimenti.
Puoi segnarti 3,5 punti esperienza aggiàntivi nella tua scheda, te li sei ampiamente meritati. Volevo vedere come te la cavavi da solo, la prossima volta però la cosa si farà più piccante, intendo, ci saranno più interventi del master, preparati.
Attendiamo fiduciosi Fa, dato che Cassandra...
Latte, buon post. Attenti a non inserire elementi troppo eclatanti, onde evitare di scombussolare i miei piani e di doverli cancellare... 😉

Sala Controllo

Finalmente, il cuore palpitante in gola per la febbrile attesa dell'azione imminente ed i sensi dipanati come una matassa protesa a tangere i confini del mondo, la simulazione ha inizio, sullo schermo trasparente incastonato come un cristallo di rocca nella consolle appare il maestoso porto di Zion, riprodotto in ogni suo minuto e celato particolare, perfetto simulacro della sua controparte reale, l'occhio ingannato dalla profondità illusoria dello schermo.

Mathias inizia a seguire diligentemente la sequenza di controllo, illustrata prima nei dettagli dal Comandante ed ora assistita nella sua esecuzione in modo impeccabile da Ermes, scandendo ogni passaggio con voce ferma e pronta, rispondendo alle frasi dettate, come da copione, da Snake:

<<Controllo systema di raffreddamento OK' Controllo turbine OK.>>

La procedura scorre come un oliato ingranaggio di un meccanismo predisposto nelle sue particelle elementari per assicurare la sicurezza della nave ai suoi massimi livelli, puntando su tutte le risorse tecnologiche della Olimpus e soprattutto sulla nascitura competenza dei due piloti.

Mathias conferma di nuovo le parole di Snake, un brivido caldo lungo la schiena madida di sudore:

<<Motori alla minima potenza' Accensione!!>>

La simulazione attira totalmente Mathias nel suo ventre, la sensazione illusoria del movimento è tale che avverte la sottile vibrazione dell'hovercraft che si libra leggero come un falco sulla preda inerme, frullante di energia sprigionata dalle piastre di levitazione, lampi azzurri che fuoriescono eleganti dallo schermo della consolle, la luce riempie l'abitacolo, la luminosità completa il tuffo sensoriale nell'esperienza virtuale, sono in volo, davvero in volo, assolutamente preda del volo.

Ed è curioso come in quel momento di lieve euforia Mathias apprezzi il valore incommensurabile della luce nelle sue esperienze passate, la luce che come un segno vivente di Dio ha scandito in modo possente tante tappe della sua vita, prima di Zion. Si rivede per un istante nel coro del seminario di Dunfries, i raggi solari come un arcobaleno cangiante attraverso le vetrate gotiche della navata sud, la luce che gioca sugli scranni di legno, sulle candide toghe dei novizi, sui capelli radi del maestro di musica, le note sublimi di un canto gregoriano che fondono fotoni e suoni.

E di nuovo la luce, quel giorno di una epoca remota, passata come un lampo, ad Aberdeen, nella cripta della abbazia di Holy Mary of the Light. La luce del sole attraverso le vetrate, illuminante come un velo di stelle i lunghi capelli biondi di Ellen, bella come una Venere del Botticelli; quel giorno Mathias scoprì l'amore pagano, e la sua vita cambiò radicalmente. Ellen lo ha guidato alla verità, non quella assoluta su cui si basava la sua fede, ma una verità relativa, traghettandolo su un mondo dominato non da Dio ma dalle macchine; ma la avrebbe seguita anche alle porte dell'inferno, pur di starle vicino, anche se ora il suo sentimento è variegato dal rammarico e dalla gelosia. Ellen non potrà mai essere sua, è già di un altro, lo spocchioso Consigliere Corum, influente membro del consiglio di Zion, giovane dotato di grande ingegno e precisione, e con un grande talento tecnico. Oltre ad un naturale talento con le donne, che lo porta ad avere un vero harem di ignare concubine.

Mathias si riscuote dai ricordi, dalle ferite sanguinanti, la sua mente si ritrae dal dolore e si protrae verso la conoscenza e l'apprendistato di quella nuova ed affascinante disciplina di navigazione. La voce del controllo irrompe nelle cuffie, riportandolo del tutto a bordo:

<<Controllo Zion a Nave Olimpus, richiesta di decollo ricevuta. Avvicinarsi al varco due.>>

Mathias immagina le sagome candide dei controllori veglianti sulla sicurezza di Zion, bianche formiche dentro una tana virtuale:

<<Cancelli varco due aperti, confermato nulla osta all'uscita.>>

Mathias ruota lentamente la cloche, la nave agilmente risponde al suo comando, come una estensione artificiale della sua mano, fusa con i sui nervi di acciaio temprato. La prua lentamente trova la traettoria di uscita, le piastre ronzano lontane mentre Snake aumenta l'energia e la velocità disponibile e Mathias guida con perizia e precisione la Olimpus verso il varco di uscita.

La nave infine, maestosa come una ammiraglia alla guida di una flotta di attacco, lascia il porto, ancora alla minima velocità, Mathias sente che la sua pressione sul joystick della cloche potrebbe scatenare ben altra velocità da quelle vele metalliche.

Guarda Snake e lo invita a mettere alla prova i motori della nave:

<<Aumentare potenza motori, stabilire assetto, avanti tutta.>>

Finalmente la Olimpus imbocca il canale di connessione fuori dal varco, come un destriero lasciato troppo a lungo alla cavezza nella stalla scatta con un impulso sprigionante energia pura; la nave vola come un siluro fotonico, in un secco istante accellerando dalla velocità minima ad una sostenuta andatura da crociera, le piastre appena solleticate da quell'antipasto di corsa. Mathias si gode l'istante, immerso nella guida, lieto della risposta agile della nave ad ogni suo comando. Il volo prosegue senza intoppi, quasi come se la simulazione si fosse assopita anche lei, insieme ai tristi pensieri su Ellen.

Snake ad un certo punto rompe il silenzio nella sala controllo:

<<Dal grafico segnalo un restringimento del canale e una successiva curva a sinistra' Diminuire la velocità, prepararsi ad una leggera virata a babordo' Attenzione a quei rottami' sono molto sporgenti, rischiamo di intaccare lo scafo.>>

Mentre Snake avvicina la sua cloche al petto, frenando la corsa della nave, Mathias vira con precisione a babordo, badando a tenersi lontano dalle sinistre punte aguzze dei rottami metallici, mantenendo una traettoria lieve e morbida sulla rotta di crociera. Il reostato di frenatura corregge la tenuta, mentre il colosso rasenta i rottami sporgenti e conclude la virata a babordo. Il canale poi si allarga di nuovo, Mathias rimette la Olimpus al centro della traettoria di volo, aumentando la velocità di due terzi e lasciando di nuovo spazio alla potenza della sala macchina. Poi una nuova deviazione si profila nel grafico dell'head-up display, di nuovo la velocità scema mentre la nave agilmente vira a tribordo immettendosi in un nuovo canale di comunicazione, sfrecciando nella stretta imboccatura come un tappo di vino bianco mosso.

Il nuovo canale si snoda di fronte a loro come un segmento di intestino di un gigante metallico, sinistramente scuro e solo illuminato dai lampi azzurri della piastre di levitazione. Ed infine come un maligno bolo alimentare ecco materializzarsi di fronte a loro un nuovo ostacolo alla navigazione.

<<La mappa della rotta indica che siamo a metà percorso, a 10° Nord-Nord-Ovest incontreremo un grosso rottame, quasi un relitto' sembrerebbero resti di sentinelle' controllo radar, procediamo lentamente'>>

OUT GDR
Prossima settimana sono in vacanze nel mare del Salento, ma contate sul mio ritorno! Intanto un salutone a tutto l'equipaggio

Brazil

Zeus osserva i comandi e i due ragazzi, e lentamente li elimina dalla sua mente. Ora c'era solo lui e la nave. Quella nave che era stata la sua culla, la sua casa, la sua vita. Osserva con calma ogni signola lastra di metallo, ogni giàntura, ogni bullone, e ne assapora la forma tanto nota. Si stropiccia la barba irsuta, si massaggia le tempie, si rilassa. Cerca lentamente di allontanare il demone del freddo metallo dalla sua mente, per soffermarsi solo sul lato materiale della cosa, che non poteva permettersi di rendere esplicito. Era superstizioso, dirlo avrebbe portato sfortuna.
Si siede al posto dove qualche secondo prima era seduto FA, una delle sue ultime reclute. Massaggia la cloche, la stringe forte nelle sue forzute mani, fino a farle diventare rosse. Stringe con tutte le sue forze e china il capo. La gira qualche volta come un bambino alle giostre, poi si alza.
Si aggira come uno spettro per la nave, cercando contatto fisico con ogni singolo oggetto della stessa, ma l'atmosfera quasi surreale che si sta venendo a creare comincia a pesare troppo sull'animo del Capitano, che deve ritirarsi nella cabina, non più grande né più piccola delle altre, però una vera tana del leone. Foto su foto di grande avventure e amicizie, libri su libri, scritti, di tutti i tipi, usciti dalla sua immaginazione, un poster in bianco e nero della Olimpus, la grande nave rottame. Gli occhi gli cadono improvvisamente su uno scritto, un diario di bordo di qualche anno fa, ai tempi della guerra di Zion contro 01'.

Mi trovavo in quella nave, lì, nella cabina di controllo. Stringevo la cloche, adrenalina a mille, e una grande grande fifa. La mia compagna di viaggio, Clary si chiamava, si stava impegnando con tutte le sue forze, cercando di muovere più velocemente possibili le sue dita sul monitor alla sua sinistra, dimenticandosi del tutto di essere una donna, non una dea. Quel colpo al generatore sarebbe venuto comunque, prima o poi. E così avvenne. Dicevo, stavo destreggiandomi con la cloche tra gli squallidi cunicoli come mai avevo fatto, sembravo un veterano espertissimo, quando invece guidava la paura per me. Manovravo quella carcassa come un dio, saettandomi tra mari di Seppie che continuavano ad appesantire l'involucro della nave con i loro proiettili. Gli occhi fissi di fronte a me, la mente sgombra, la cloche salda in mano, continuavo come un automa, ma erano davvero troppi. La mia mano sinistra lavorava da sola, alternandosi tra bottoni, leve, e la cloche ovviamente. Non mi sentivo più gli arti, solo un grande dolore agli occhi e al collo per la tensione. Gli artiglieri, per quanto bravi, si erano arresi molto prima di me. Dovevamo morire tutti.
E all'improvviso, la seppia kamikaze. Se ci ripenso'.
La avevo vista quella zoccola, me lo aveva anche detto la mia collega che ci stava per attaccare sul fianco, ma io ho dovuto' procedere testardo per la mia strada. Pensavo di riuscire a passare dietro quell'ammasso di detriti, ed è stata la mia rovina, anzi, la nostra. Fatemi conoscere chi dice che ciò che si vuole intensamente alla fine si ottiene. Volevo che l'equipaggio sopravvivesse, sono morti tutti.
La nave al seguito dell'impatto esplosivo ha volteggiato in circolo, impazzita, una decina di volte, perdendo quota, sbattendo contro il cunicolo stretto ai nostri lati. Tutta la mia abilità e quella sua nel distribuire l'energia non è bastata a tenere in piedi il bestione che controllavamo, la falla era troppo grande.
Ci siamo schiantati al suolo pesantemente, l'ultima cosa che videro i miei occhi azzurri fu uno spirzzo di sangue finirmi come una patina sopra il bulbo destro, e con quella sensazione di schifo svenni.
Mi risvegliai non so quanto tempo dopo, sommerso da un mare di lastre. Alzai lo sguardo, velocemente, e vidi al mio fianco la ragazza, col cranio spezzato dal tetto della cabina caduto. Un peccato, era simpatica, anche se non faceva per me. Allontanai senza troppa fatica le lastre da sopra il mio busto, che ritrovai molto ammaccato. Sulle prime, sembravo ok, poi, una fitta lancinante alla gamba destra: dovevo aver preso una bella botta. La fasciai con i medicinali di bordo, e poi, avanti, senza pensarci troppo, zoppicando, verso gli altri ambienti della nave, che trovai completamente distrutti. Da fuori, la nave doveva sembrare uno scarabeo schiacciato al suolo.
L'operatore era morto fulminato dal sovraccarico di energia, e non ci volle molto a capirlo, bastava guardarlo in testa. Corsi dal Capitano, speravo potesse essere vivo almeno lui, ed invece al suo posto trovai solo un gran lago di sangue e un ammasso informe di carne recisa e spiaccicosa, che emanava uno sgradevolissimo odore. Dietro di lui la lastra della nave era aperta da uno squarcio enorme' Un quarto di nave era saltato in aria per colpa di quella bastarda.
Allontanai da me il senso di disgusto da quella scena, e mi rafforzai. Stavamo in guerra, poteva accadere, lo avrei dovuto preventivare. Misi in testa alla timoniere un simpatico cappellino da giàllare, ramazzai il corole-playero, o ciò che rimaneva, del capitano e lo misi in una sacca che conteneva cereali, per poi ributtarla nel magazzino. Seguirono operatore e artiglieri, che misi seduti nella sala dell'operatore uno accanto all'altro.
Aprii la botola segreta, lì in basso, le mani sporche di sangue e la mente separata completamente dal corole-playero. Avevo l'aspetto di un folle, mi muovevo come tale, pensavo come uno di loro. I miei occhi dovevano riflettere questo disagio perché, un po' per la perdita di sangue al braccio e alla gamba, un po' perché mi specchiai nella botola ormai aperta, guardandomi negli occhi, svenni di nuovo, di colpo. Vedermi in quello stato mi aveva fulminato il cervello.
Con la mente completamente annebbiata e il corole-playero indebolito, mi risvegliai finalmente sopra la botola aperta. Mi feci forza, mi alzai, trassi dalla botola un cannone portatile e me lo misi a tracolla.
Rimasi in quella nave una settimana, una sporca settimana di grigio, freddo metallo, pensieri macabri e orrore. Ma la paura no, era morta con me al momento dell'impatto.

Si stavano per aprire le porte automatiche quando un ragazzino, tale e quale agli altri, forse solo più alto, seguito da un uomo, l'aspetto fermo e lo sguardo deciso, avanzarono, per ritrovarsi di fronte alla porta tanto attesa. Stava per essere ammesso al suo cospetto.
Una sala di attesa bizzarra e fuori dall'ordinario, molto psichedelica. Il povero ragazzo si guarda intorno smarrito, chiedendosi se era quella la realtà da cui era uscito o quella che si veniva a creare dopo l'uscita. Poi l'uomo al suo fianco gli diede una pacca sulla spalla, facendogli segno di entrare nella stanza.
Solo un pensiero nella mente del ragazzo: biscotti caldi. L'odore, forte e penetrante, gli era subito entrato nelle narici, procurandogli un piacere infantile, quel fragrante odore di biscotti' appartenevano ancora a lui.
Non a me però.
Una signora di colore, vestita da casalinga, gli cominciò a parlare. Lui rispose stentatamente, incerto. L'ambiente familiare e sciatto non contribuiva affatto a metterlo a suo agio, anzi, gli procurava tensione l'idea che avrebbe dovuto trovarsi a suo agio come tanti altri prima di lui.
La donna gli disse molte cose, alcune sensate, altre oscure.
Solo stronzate.
Sta di fatto che il ragazzo ne uscì più confuso che altro, pensando che, forse, il suo futuro sarebbe stato più roseo e chiaro con sua madre che con quell'uomo, che parlava per aneddoti e prometteva, prometteva, prometteva, senza dare accenno di dimostrare, dimostrare, dimostrare.
Il suo futuro dopo quel discorso era visto come roseo per Zion, sarebbe stato un alente guerriero, aveva saputo persino quanto sarebbe diventato grande. Una delle poche cose chiare e tonde che la donna gli aveva rivelato. Il resto era indecifrabile, forse anche per le limitate capacità mentali del ragazzo.
La vecchia, è stata lei'
Uscendo, il ragazzo si soffermò sulla copertina di un libro riguardante gli dei dell'Olimpo, con un grosso tizio barbuto che scagliava una folgore ad Ade.

La missione era semplice, in matrix. Trovare la fonte di disturbo per le entrate, difatti da qualche tempo diventava difficile riuscire a trovare un 'telefono libero'.
Steso per primo sul freddo lettino, lo spinotto nel collo, e via. Troppo abituato per provare alcuna sensazione particolare, tranne qualche strana visione e colori sparati a mille che si muovevano nei suoi occhi chiusi, si ritrovò alfine nella stanza prefissata, uno squallido capannone sciatto e abbandonato. Gli altri membri dell'equipaggio vennero subito dopo. Di corsa in mezzo alle strade, colmi di odori noti ma ogni volta sorole-playerrendevoli, dai più semplici, hot dog venduti per le strade, a quelli più particolari, una bella donna che sfiorava la sua spalla. Dietro i suoi occhiali rettangolari e scurissimi, che gli ricordavano molto Keitel nelle Iene, si mosse deciso per le strade, seguendo gli ordini al cellulare dell'operatore, sempre in contatto, sempre fisso allo schermo. Ma quel mondo, per quanto scuro fosse, era bello. Eh, finchè ci si trova dentro' Ma quando si era costretti a vivere a Zion, Matrix era un paradiso. Le strade, i negozi, la gente, i colori, i suoni, la natura! Soprattutto quella gli mancava. Arrivarono davanti al palazzo, alla periferia della grande Metropoli. Un luogo sporco, solitario, vomitevole, in una parola. La mente di Zeus vorticava pericolosamente.
Era da tanto che non entrava in Matrix, per dare spazio a esercitazioni e sparatorie, e non si era preparato a'.
A quella mirabile scarica di colori, di vita! In una parola di vita! Quella gente non conosceva altro che la loro realtà, un male, da un certo punto di vista, ma' cosa guadagnavano andando a Zion, calcolando che solo una piccola parte di loro sarebbe riuscita a combattere per la loro vera patria' Un minuscolo appartamento ancor più squallido di quelli che vedeva ora aggirandosi per il palazzo periferico' O forse una città enorme e scura, senza luce vera, sovrappopolata e noiosa, quasi morta. Il gioco non valeva la candela. Sarebbe stato diverso se fossero riusciti a conquistare 01 con quell'attacco, lì avremmo avuto spazio, lì avremmo avuto il sole vero, la vita.
Ma ora si trovava a dover uccidere per uno strumento che bloccava la gente libera dall'entrare in Matrix. Dopo un rapido check delle armi, Zeus estrasse il suo fucile a canne mozze, e con un possente calcio sfondò la porta. Si ritrovò in un tranquillo appartamento, dove evidentemente vivevano solo signore, visto l'arredo chitch. Un forte rumore di un generatore elettronico proveniva dal basso, ci sarà stata una cantina, pensò l'omone. Gli altri membri dell'equipaggio venivano dietro di lui, attenti a tutto l'ambiente, quando si trovarono nel salone, uno stanzone dal forte colore rosa, alle tende, alle pareti, al divano, pieno di bambole e cocci. Una donna, seduta sul divano, li fissò entrare. Una donna molto vecchia tra l'altro, con una pistola in mano, pronta a fare fuoco. Di fronte a lei, al centro del salone, una botola aperta, dalla quale proveniva il rumore dell'oggetto elettronico. Zeus fece andare avanti gli altri, ritenendo la donna innocua, quando i suoi occhi si soffermarono sulla parete destra, dove troneggiava la foto di un ragazzo' alto' molto familiare'
All'improvviso un colpo di pistola, alla sua sinistra. La donna aveva fatto fuoco, uno dei loro era caduto a terra esanime. Gli altri le puntarono le armi, con tutta l'intenzione di far fuoco a momenti, ma nulla lasciava trasparire arrendevolezza nella donna, lì, seduta, con l'arma tesa, che non faceva avvicinare gli uomini decisi a non rischiare un colpo in testa come il loro compagno.
Zeus stava per urlare quando la testa calda del gruppo fece fuoco, la donna risparò, malgrado la spalla sanguinante. 'Brava mammina', disse Zeus con un ghigno satanico stampato in fronte, alzando il fucile a canne mozze'

Una costellazione intera di suoni, uno sguardo profumato, un contatto colorato, un profumo rumoroso, da urlo. Era lei, ma stava andando lontano. Gli aveva appena sfiorato la gamba, aveva visto l'universo, ma era distante. L'aveva guardato, negli occhi, ma ormai era distante. Era inferiore, era una inconsapevole ('!). Morbidi capelli rossi, occhi azzurri, movimenti assolutamente femminili, nessuno spinotto, ma! era inferiore.
Tanti pensieri e nessuna certezza, tanti valori ma nessuna identità. Un'anima alla deriva del corole-playero e del destino, che non ha né inizio né fine, solo uno svolgimento contorto e senza scopo, se non quello di agire in nome di una realtà superiore e non propria.
Nella sua cabina Zeus si concentra e fa uscire dal suo addome due ali bianche, apre uno squarcio nel muro e comincia a volare, su, per montagne rocciose e innevate, a volare, su, in alto, sui grattacieli infiniti, sulle grandi praterie, sui laghi, fino a sfiorare il bordo dell'acqua e rispecchiarvicisi. Le sue lunghi ali bianche si destreggiano bene nel cielo blu e cristallino, nelle nuvole, in aria. Zeus inspira quanta più aria fresca possibile, i muscoli tesi e le ali in continuo movimento, pronto a raggiàngere vette sempre più alte e luoghi sempre diversi. Vede lontano un vulcano, ancora attivo, tira dritto, fa qualche giro sopra il cratere avvolto da agglomerati di zolfo e altri gas provenienti dal vulcano. Osserva soddisfatto il magma bollente e scoppiettante, quasi una crema sotto di lui, una crema incredibilmente bollente. In alto con le ali, e poi giù, in picchiata, verso il centro del vulcano. Zeus assapora l'attimo, e ci scompare dentro, mescolandosi al liquido, lottando contro il calore avvolgente e piacevole del magma, per fondersi con esso, nuotandoci, andando sempre più in profondità, quasi fino a scomparirci dentro'

Come ogni cosa, figliuolo mio, c'è sempre una pagina terminale, dormi ora.

L'amico scienziato ripone il suo esperimento nell'armadio, chiude a chiave, in attesa del giorno successivo.

La vita va avanti, indipendentemente se è Matrix o Zion, l'importante, come direbbe Zeus, è avere un buon paio d'ali.
Notte figlio mio. Ti ho voluto bene.

Sala dell'operatore

Snake sta ancora digitando con dita frenetiche sulla tastiera quando, all'improvviso, la mappa tridimensionale dei cunicoli e l'ologramma della nave scompaiono davanti ai suoi occhi lasciando una riga blu piatta su uno sfondo nero' Cerca con occhi interrogativi lo sguardo di Matias, ma il compagno è confuso quanto lui. D'istinto tenta di stabilire un contatto radio con l'operatore, con indice e medio uniti batte un paio di volte sulla cuffietta che non dà segni di vita.

Zeus si rivolge ai piloti e li invita a raggiàngere Ermes, è stato proprio l'operatore ad interrompere la simulazione.
Ermes, tempestivo, avvia una comunicazione del Consiglio, una voce di donna gracchia negli altoparlanti, è stata indetta una riunione generale straordinaria.

*La cosa puzza' deve essere successo qualcosa di grosso ai piani alti*

Senza un attimo per riflettere e capacitarsi dell'accaduto, l'equipaggio segue i passi pesanti del Capitano verso l'uscita della nave.

All'uscita della Olimpus

Zeus sa di avere i membri dell'equipaggio alle spalle e, dopo essersi fermato ad una lastra trasparente della nave meditabondo, alza un coperchietto molto ben mimetizzato, sul muro in fondo al corridoio, e digita qualche pulsante misterioso. Dopo un "tung" elettronico, il portone della nave si apre, e una lunga passerella comincia a muoversi dal ventre della nave per permettere lo sbarco a terra dei passeggeri. Con estrema disinvoltura il Capitano si ferma nella piazzetta principale del Porto di Zion, proprio di fronte la nave, aspettando gli altri.

Porto di Zion

<<Se ci siamo tutti... possiamo anche andare. Per arrivare in consiglio dovremo passare per le strade di Zion, prendere anche un paio di ascensori, e arrivare in Foro, da lì è qualche metro per il Consiglio. Mi raccomando, statemi vicini per non perdervi, dobbiamo arrivare lì compatti, e oggi vedo parecchia gente per le strade....>>. Zeus osserva i volti delle tre reclute che ha di fronte, si massaggia la barba, turbato. E' inquieto, molti elementi giàstificano i suoi sentimenti, innanzitutto questa riunione, e poi... Sì, la gente che ha intorno, cosa c'è che non va' "E' troppa, e diventano sempre più..." Ecco, è proprio così, siamo tanti, troppi. Zion non era così, e forse così non sarebbe mai dovuta essere. E' come se le tantissime facce sconosciute che gli passavano di fronte gli procurassero un'apprensione particolare, per la imprevedibilità del fenomeno, per un controllo che stava venendo a mancare. "Non tanto i vecchi abitanti, ma quelli appena scollegati... ". No, è vero, non avevano passato ciò che aveva passato lui e metà Zion, conoscevano la storia, ma averla vissuta era tutta un'altra cosa... "Le macchine, ci scrutano, ci osservano, ci tengono prigionieri in una città che sta diventando sempre più invivibile."

Tra i suoi interminabili pensieri, il Capitano cammina pesantemente, imboccando le strade di Zion...

Out gdr:
al di là del suo stato d'animo, potete parlare col Capitano, se volete. Comunque, visto che è la prima volta lo dico in out gdr, non ci sarà più bisogno di dirlo in futuro, ora si posta in strade di Zion.

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Sala Controllo
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Improvvisamente la simulazione termina, repentinamente come se una mano invisbile e crudele avesse staccato la connessione elettrica degli schermi.
Lo schermo al centro della consolle ora biancheggia spento ed opaco, l'illusoria visione del mondo circostante è cessata, insieme alla luce che la aveva fedelmente accompagnata.
La sala controllo è buia e scialba in confronto al luminoso simulacro che Mathias per un attimo fatica abbandonare.

Mathias lascia la cloche dolcemente, ed incrocia subito lo sguardo con Snake, ma i suoi interrogativi non trovano risposta nel compagno. Il primo pensiero è quello di un guasto, ma mentre questa ipotesi viene vagliata dai suoi neuroni, ecco che Zeus si materializza nel suo campo visivo, e con un brusco cenno li invita entrambi ad avvicinarsi alla postazione di Ermes, facendo diventare chiaro che era stato l'operatore ad interrompere
urgentemente il loro addestramento. Dall'altoparlante viene emesso gracchiante un messaggio inquietante:

<<Tutti i membri degli equipaggi e i corrispettivi capitani e operatori sono urgentemente chiamati a prendere parte a una riunione straordinaria plenaria del consiglio che si terrà nel più breve tempo possibile.>>

*Guai in vista, guai grossi, addirittura una riunione plenaria.......*

Il suo pensiero inevitabilmente corre come un serole-playerente striscinate ad Ellen, ancora nella sua mente nella cripta della abbazia di Holy Mary of the Light.....
Forse alla riunione la avrebbe vista.....

Ma non è tempo di esitazioni o pensieri oziosi, Zeus sta già procedendo verso l'uscita della sala, borbottando pensieroso, visibilmente alterato per quel cambio improvviso di programma, che turbava onerosamente il ritmo compassato della routine di bordo.

E militarescamente ne segue in silenzio la scia......

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Uscita della Olimpus
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Con un sonoro "tung" elettronico il portone della Olimpus si spalanca, come un enorme gong che squarcia sinistramente il silenzio con cui Mathias, Snake e Leos seguono il Capitano lungo la estesa passerella di sbarco, uscendo dal caldo e sicuro ventre della nave.......

*Apriti Sesamo.........*

Zeus si ferma con disinvoltura nella piazzetta principale del Porto di Zion, proprio di fronte la nave e con malcelata impazienza gli aspetta.

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Porto di Zion
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Il Capitano con voce appena leggermente turbata gli impartisce qualche secca raccomandazione di servizio:

<< Mi raccomando, statemi vicini per non perdervi, dobbiamo arrivare lì compatti, e oggi vedo parecchia gente per le strade....>>

Ed in effetti Mathias nota con sorole-playerresa l'insolito fermento che anima i tunnel di Zion, come se nell'aria circolasse una repentina scarica elettrica, e che questa malignamente stesse facendo ribollire l'adrenalina di tutte le red pills.

Tantissime facce sconosciute lo circondano quasi minacciosamente, soffocandolo con un crescente senso di oppressione claustrofobico, mentre segue il Capitano che cammina pesantemente, imboccando le strade di Zion.....

Olimpus

Zeus entra stanco nella nave, richiude elettronicamente il portone dietro di sè e cammina, sfiorando con le grosse dita le pareti della nave. Pensa a quanto avvenuto in quella giornata micidiale, troppi eventi impossibili da dimenticare. "Quest'oggi verrà sicuramente ricordato da Zion per molto molto tempo... "
Continua così a camminare, assorto nei suoi pensieri, fino ad arrivare all'entrata della stanza dell'operatore. Gli tornano alla mente i volti indemoniati del Foro, gli sprizzi di sangue, l'aria putrida, e poi, come se non bastasse, l'ondata di retorica sorbita in consiglio. Ha la mente che gli scoppia e gli abiti incrostati di sudiciume.
"Meglio buttarmi in doccia..."

<< Vecchia lenza sei tu'''>> Una voce squillante proveniente dalla sala dell'operatore discosta il capitano dai suoi pensieri...

<< E chi sennò' Stai invecchiando, non mi riconosci più neanche dai passi...
Vado a farmi una doccia, ci si vede domani...>>

<< Ricevuto, si riposi capitano >>, segue breve risatina dell'operatore, che Zeus ignora per avviarsi a passo spedito verso la doccia...

Stanza di Zeus

Zeus, a luce spenta, sta con gli occhi aperti a guardare il buio. Piano piano la stanchezza si fa strada nella ragione, fino a socchiudergli gli occhi. Il Capitano è stanco, sa che domani sarà una giornata difficile quanto quella appena conclusasi. Esclama tra sè e sè:
<< Almeno ho fatto un pò di esercizio...>>, prima di addormentarsi con un sorriso ironico e ambiguo stampato in faccia....

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