Struttura Atomica
Poco dopo si diresse in cucina ed accese il forno per scaldare la sua colazione. Katrine sarebbe rimasta a letto ancora un po’, faceva il turno pomeridiano, quindi si sedette e fece colazione da solo. Qualche ciambella ed una tazza di latte caldo. In TV davano la famosa commedia Un alieno in casa, che Daniel decisamente non aveva mai digerito. Girò qualche canale e si fermò alle previsioni del tempo, pioggia sulla città. Senza neanche volerlo inarcò un lato delle labbra in una sorta di ghigno beffardo, pensava alla gente che sarebbe dovuta uscire di casa per recarsi al lavoro, a tutti quelli che a quell’ora erano già nel traffico per non fare tardi. Lui invece indossava ancora l’accappatoio e non aveva per nulla fretta.
Ripose in lavastoviglie la tazza che aveva usato e diede una pulita al tavolo della cucina. Lentamente, ignorando lo stringere del tempo, si spostò in camera da letto e si cambiò cercando di fare il minimo rumore possibile. Ora doveva proprio andare, diede un bacio sulla fronte a Katrine, sfiorandola appena.
La valigetta era in soggiorno, la prese e si avvicinò al TT-3. La sua cabina personale di teletrasporto era un cilindro alto due metri e mezzo, con circa un metro e mezzo di diametro. Era completamente liscio ed un occhio inesperto avrebbe faticato a trovare la maniglia. Aprì la sottile porta in piombo trattato, entrò e poi la chiuse alle sue spalle. Con la mano destra inserì il codice sul tastierino e poi premette il tasto INVIO. L’unica cosa di cui poteva accorgersi durante il trasporto era una luce abbagliante, per il resto era come se non si fosse mosso. La cabina di destinazione era identica a quella di partenza, compresa la sua posizione all’interno della stessa. Aprì la porta. Vide il suo ufficio e diede un occhiata all’orologio da parete – In perfetto orario. Come al solito – Era partito alle nove in punto ed era arrivato alle nove in punto, nessuna possibilità di ritardo, e soprattutto nessuno stress da traffico.
Insieme ad altri fortunati dipendenti della TT Tech stava partecipando alla sperimentazione del nuovo mezzo di trasporto. Katrine si era mostrata alquanto dubbiosa quando Daniel gli aveva comunicato che ne avrebbero avuto uno in casa, ma poi aveva accettato la cosa, forse perché la compagnia ne garantiva il perfetto funzionamento. Non una cosa tanto facile da gestire dal punto di vista legale, ma sicuri del fatto loro, gli avevano dato tutte le garanzie possibili. Daniel gliene aveva già parlato un anno prima, ma si trattava dei primi modelli, molto più grandi e rumorosi.
Ora era diverso, di lì a pochi mesi molte famiglie ne avrebbero posseduto uno, l’avrebbero potuto usare i bambini per andare a scuola, e perché no, anche gli animali domestici.
L’artefice del nuovo design era proprio Daniel. Non era stata una cosa tanto difficile in fondo. Il Teletrasporto sin da piccolo se lo era sempre immaginato come una via di mezzo tra una cabina telefonica ed un box per la doccia. Qualche aggiustatina qua e là dovuta alla scelta dei materiali ed il gioco era fatto.
Lavorò al computer per circa un’ora e mezza, fuori pioveva. Decise di prendersi una piccola pausa, uscì dall’ufficio e si diresse verso la zona comune. Alla macchinetta del caffè c’era John Branton, avevano avuto la stessa idea. – Ciao John come va’ Hai visto che brutta pioggia stamattina’
John lo guardava impassibile con aria seria, non disse nulla. Dopo poco però scoppiò in un ridere fragoroso. Anche lui da qualche giorno tendeva a prendersi gioco dei lavoratori costretti ad uscire all’aperto per recarsi a lavoro. Era nello stesso programma di sperimentazione di Daniel, ed era un suo buon amico oltre che un vicino di casa.
– Sai, non credo che questa mattina stesse piovendo – disse John.
– Già, mi devo essere sbagliato – sorrise – Dimmi un po’, come l’ha presa Lucy’
– Non l’ho ancora capito, sembra diffidare della tecnologia. Oltre a questo è sicuramente gelosa. Non lo ammette, ma anche a lei piacerebbe evitare il traffico! – mescolò il caffè – Invece Katrine cosa ne pensa’
– Be’, anche se sono solo cinque giorni che abbiamo installato l’apparecchio, sembra aver accettato la cosa. In fondo non credo potesse fare diversamente.
– Già… – John bevve dal piccolo bicchiere – Ora devo proprio andare, altrimenti non credo che il mio lavoro si completerà da solo. Senti, visto che anche oggi stacchiamo prima perché non ci vediamo per fare due chiacchiere’
– A casa mia nel pomeriggio’
– Va benissimo, ci vediamo dopo. Ciao – gettò il bicchiere nel cestino e si allontanò.
– Ciao – Daniel prese il caffè uscito da poco dalla macchinetta e lo bevve.
Tornato in ufficio continuò il suo lavoro fino alle dodici e trenta. Dopo di che si alzò, si sgranchì la schiena e si diresse con calma all’attaccapanni. Aprì la porta dell’ufficio e si fermò lì. Si diede uno schiaffo sulle tempie, richiuse la porta ed entrò nel cilindro grigio perla. Qualche istante dopo era a casa, ad ottantatré chilometri di distanza. Aperta la porta trovò Katrine ad aspettarlo.
– Sei un incanto – le disse
– Dai smettila – e poi a voce bassa aggiunse – Abbiamo ospiti, c’è John di là, sono dieci minuti che aspetta
– John’ A quest’ora’
– Devo proprio scappare, ricordati che il pranzo è nel forno. – gli diede un bacio e salutò.
John a casa sua a quell’ora, significava solo che era andato via prima di lui. – Un attimo e sono da te – disse a voce alta. Andò verso il frigorifero e tirò fuori due birre fredde. Lo raggiunse in sala e da subito notò qualcosa che non andava nell’amico.
– Ciao John – disse mentre gli porgeva una birra.
– Ciao Daniel – rispose l’amico con un tono molto basso.
Daniel si sedette comodamente sul divano – E’ successo qualcosa’
– Il mio TT-3 non funziona.
– Davvero’ Cosa te lo fa pensare’
– Mi sono svegliato un quarto d’ora fa proprio vicino al teletrasporto. Ero sdraiato all’esterno della cabina e la porta era aperta. Ma la cosa peggiore è che… – prese un bel sorso di birra.
– Cosa’ Continua
– L’unica cosa che ricordo è il momento del viaggio. Dopo aver premuto il pulsante d’esecuzione, l’aria si è fatta pesante, non so come spiegarlo, non riuscivo a muovermi. Veramente una brutta sensazione!
– Sei tornato prima dal lavoro’
– Non so… non ricordo.
– E Lucy dov’era’
– Non c’era. E’ partita prima di me. Tornerà fra poco e non me la sento proprio di allarmarla.
– Secondo me dovresti fare un salto dal medico. Non credo sia colpa dell’apparecchio, devi aver avuto una specie di svenimento mentre tornavi dal lavoro. Se Lucy passerà gli spiegherò tutto io, puoi stare tranquillo.
– Io invece credo proprio sia colpa loro – ora usava un tono più deciso – L’apparecchio deve essere difettoso. Adesso uscirò di qui ed andrò a protestare direttamente in direzione, ma non userò quella macchina, prenderò un taxi. Voglio delle spiegazioni e le voglio ora – esitò un attimo – Avevano detto che era innocuo, maledetti addetti al marketing!
– Ragiona, magari non è niente, magari …
John si era già alzato e procedeva verso la porta – Scusa il disturbo Daniel, ci vediamo
– Aspetta… – troppo tardi, se ne era andato. Non era riuscito ad essere di conforto. Se l’amico fosse andato veramente alla TT Tech con quel tono, lo avrebbero licenziato senza starci a pensare su tanto. Purtroppo non poteva fare nulla vista la situazione, quindi si cambiò e si spostò in cucina. Prima di arrivarvi però soffermò lo sguardo su quello che ora gli sembrava più un strumento di difficile comprensione che un mezzo di trasporto. A pensarci bene non sapeva molto sul suo funzionamento e come uno stupido aveva acconsentito a testarlo.
Il forno trillò, il pranzo era pronto. Il cibo era invitante, ma quando si sedette scoprì che gli era passato l’appetito – Al diavolo! – prese il pranzo e lo rimise a posto. Stette una buona mezzora seduto sul divano a pensare all’accaduto e si scolò un’altra birra. Decise che avrebbe dato un’occhiata a casa dell’amico, era l’unica cosa che poteva fare. Si alzò e lottando contro l’abitudine aprì la porta di casa. Dovette chiudere quasi completamente gli occhi, il sole era all’apice. Percorse il vialetto di mattoni che costeggiava un prato ben curato ed arrivò a casa di John. Forse Lucy era tornata, suonò due volte il campanello ed attese.
– Ciao Daniel – Lucy aveva aperto la porta.
– Ciao Lucy. Non vorrei disturbare, ma oggi John a lavoro mi ha chiesto di dare uno sguardo al suo teletrasporto, e visto che non è ancora tornato… – stupidaggini, ma cercò di essere convincente.
Lucy lo guardava in un modo strano, forse non era convinta della cosa, ma poi – Entra pure
– Grazie
Un po’ in imbarazzo Lucy continuò – Scusami un attimo, torno subito
– Non ti preoccupare, fa pure – e rimasto solo aveva cominciato a scrutare il cilindro. Apparentemente sembrava tutto in ordine, niente che potesse far pensare ad una avaria.
Lucy intanto nella camera da letto stava parlando a bassa voce per non farsi sentire – John, di là c’è Daniel, ma mi sembra strano, forse ha bevuto…
– Non ti preoccupare, adesso vado a vedere
Daniel stava ancora studiando l’interno della cabina, con frustrazione. Se c’era qualcosa di rotto difficilmente l’avrebbe trovato.
– Ciao Daniel, sei un po’ in anticipo per il nostro incontro
Daniel si girò e stupito vide John, ora era in un ottimo stato – Sei già tornato’ Come hai fatto’
– Certo, sono tornato più di mezzora fa. Ma come mai sei venuto a quest’ora’
– Volevo dare un occhiata al tuo teletrasporto, mi sono preoccupato dopo che mi hai detto che si era rotto.
– Io ho detto cosa’ …ma dimmi, hai bevuto’
Daniel strinse le spalle – Solo qualche birra lo sai, ma non vedo cosa c’entri…
– Ho capito, può succedere – sogghignò – Ora però torna a casa a farti una bella dormita – mentre parlava lo invitava ad uscire.
– Ma il tuo teletrasporto non è rotto’
– No. Addirittura poco dopo che sono tornato è venuto un tecnico della TT, ha dato una controllata e ha fatto qualche regolazione. Ha detto che è normale manutenzione e che il mio apparecchio funziona alla perfezione.
– Strano – rimase un po’ a riflettere – Ora stai bene’
– Perché non dovrei star bene’ Adesso credo che tu debba andare – lo accompagnò alla porta – Facciamo così, per oggi lasciamo perdere, ci faremo una chiacchierata domani. Ci vediamo
– Allora ciao – gli avevano quasi chiuso la porta in faccia scambiandolo per un ubriacone! Come se non bastasse, Lucy impietosita lo stava guardando dalla finestra del soggiorno. Che schifo di situazione. Si passò una mano nei capelli biondi e si diresse a casa.
Forse era impazzito, forse davvero ubriaco. Guardò un bel po’ di TV e cercò di non pensare all’accaduto. Più tardi, quando gli venne fame, mangiò quello che doveva essere il suo pranzo. La testa gli scottava, cercava di comprendere cosa fosse successo. Quasi stordito dalla strana situazione se ne andò a letto, i suoi ultimi pensieri coscienti prima di dormire riguardarono il teletrasporto. La mattina seguente non lo avrebbe usato per recarsi al lavoro, avrebbe preso l’auto, non che avesse paura, ma non voleva esporsi a rischi inutili.
Quando Katrine rientrò lo trovò già a letto. Una cosa inusuale, ma lo lasciò dormire lo stesso.
La mattina seguente si svegliò. Appena aprì gli occhi girò la testa contro il cuscino e fece schioccare con impazienza le dita più volte. La luminosità ora era accettabile e poté guardare la sveglia, erano le otto e venticinque. Si era scordato di impostarla ad un orario decente! – Dannazione! – disse a denti stretti, doveva sbrigarsi se voleva prendere l’auto. Corse in bagno e fece una doccia fredda per cercare di scrollarsi di dosso il torpore. Per la prima volta quella settimana, sentiva il tempo fuggire via. Aprì la porta del box ed uscì velocemente, l’umidità del pavimento fece il resto. Mentre cadeva cercò di aggrapparsi a qualcosa e diede una bella botta contro lo specchio. Le piccole schegge lo tagliarono sul braccio, nulla di particolarmente serio, ma sicuramente sufficiente a fargli perdere qualche altro prezioso minuto. Disinfettò e bendò la ferita, poi si affacciò furtivamente alla porta della camera. Fortunatamente Katrine dormiva ancora, se si fosse svegliata si sarebbe sicuramente preoccupata e lo avrebbe rallentato. Corse a far colazione.
Il tempo era contro di lui, non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungere l’ufficio in meno di venti minuti, si rassegnò. L’avrebbe usato quella mattina per l’ultima volta. Gli ci volle un po’ a prendere coraggio, ma alle nove meno due minuti entrò nella cabina. Vide la solita luce abbagliante, funzionò. Non ci dovevano essere problemi con il teletrasporto, John semplicemente si era sentito male, e per cercare di coprire l’accaduto lui e Lucy lo avevano fatto passare per ubriaco’ No, impossibile. Doveva parlarne con il direttore, voleva saperne di più del TT-3, in fondo era uno degli addetti ai lavori.
La giovane segretaria lo annunciò – Daniel Russel è qui Signore, le vuole parlare – e dopo – Prego si accomodi
– Grazie – entrò – Buongiorno direttore Simons
– Buongiorno Daniel, prego si sieda, cosa posso fare per te’
Tommy Simons, Il direttore che gli dava del tu lo metteva a disagio. Se ne stava sulla sua enorme sedia in pelle, stringendo tra le labbra un sigaro spento.
– Grazie – si sedette su una delle due piccole sedie – Vede, è successo qualcosa di strano collegabile al funzionamento di un modello TT-3, se possibile vorrei avere maggiori dettagli sul suo funzionamento. – magari non erano affari suoi, ma valeva la pena tentare.
– Non c’è problema. Come ho spiegato al suo collega John ieri pomeriggio…
Non era pazzo! – Allora è stato qui’
– Si. Più o meno verso le quattordici.
– E come lo ha trovato’
– Un po’ agitato, ma nel complesso in buona salute. Ma veniamo al motivo che ti ha portato qui. Vuoi delle informazioni sul funzionamento del nuovo modello di teletrasporto, giusto’ – Daniel fece un cenno con la testa – Ci interessa molto quello che i nostri dipendenti pensano a proposito dei nostri prodotti. Ma sappi che tutto quello di cui parleremo è strettamente confidenziale, ci sono numerose compagnie rivali che farebbero di tutto per mettere le mani su questa tecnologia.
– Non si preoccupi, manterrò il più assoluto riserbo sulla questione
– Ricordi il primo modello’ Il TT-1 era un enorme macchinario, più simile ad un acceleratore di particelle che ad una cabina per teletrasporto. Il principio del suo funzionamento era semplice, un campo gravitazionale talmente forte da comprimere lo spazio, metteva in relazione due luoghi molto distanti tra loro, dando la possibilità di passare dall’uno all’altro senza il minimo sforzo – Si aggiustò sulla sedia – I suoi difetti erano evidenti, troppo brutto ed ingombrante per essere commercializzato, per non parlare dei MegaWatt necessari a farlo funzionare
– Si lo ricordo bene, eravamo proprio agli inizi.
– Il secondo modello era un po’ più piccolo, ma lo stesso era un esemplare unico. La fisica ci impone dei severi limiti. – storse la bocca – Se per trasportare una persona da una parte all’altra di una città serviva molta energia, mandare una persona dall’altra parte del pianeta o magari su Marte era una cosa completamente impraticabile. La soluzione venne trovata applicando un approccio radicalmente differente, che ha portato al modello TT-3.
Daniel ascoltava con attenzione, non voleva farsi sfuggire qualche particolare.
– In pratica i fisici mi hanno fatto capire, devo dire con molto sforzo da parte loro – rise – che trasferire materia attualmente è un operazione costosa, e probabilmente lo sarà sempre. Così hanno iniziato a ragionare in termini di informazione. Se fosse stato possibile trasferire informazione piuttosto che materia, si sarebbero potuti effettuare viaggi alla velocità della luce ad un costo tutto sommato abbastanza contenuto. Senza contare il fatto che gli studiosi della colonia marziana asserivano di essere riusciti ad inviare informazioni attraverso l’iperspazio ad una velocità superiore a quella della luce! – Una nota di orgoglio ora attraversava il suo viso – Se fosse possibile unire le due cose avremmo risolto tutti i nostri problemi di trasporto.
– Ma cosa c’entra il trasporto di informazioni con il trasporto di persone’ E’ da secoli che è possibile trasferire informazioni a distanza, non vedo il nesso…
– Be’, un nesso ci sarebbe se fosse possibile trasformare un insieme di atomi strutturati in un flusso di informazioni. Risparmiandoti i dettagli tecnici ti dico che la cosa è fattibile. Al punto di partenza la struttura atomica viene scansita usando raggi gamma, e viene inviata come flusso dati alla destinazione dove viene ricreata perfettamente. Differenti atomi ma stesse posizioni, quindi stessi pensieri. La persona è così trasferita anche a milioni di chilometri di distanza.
– Mi sta dicendo che gli atomi della persona alla fine del viaggio non sono gli stessi della partenza’
– Esattamente, in fondo quello che conta è la coscienza della persona, non la sua composizione. Dovresti saperlo bene dato che ti sei dato da fare più degli altri a testare il TT-3.
Era stato decisamente stupido. – Cosa succede esattamente al punto di partenza’ Intendo dire, cosa succede alla persona che fisicamente preme il tasto’
– Quello di cui parli è l’unico punto debole dell’intera faccenda, stiamo ancora cercando di sistemare le cose. Finché si tratta di oggetti va tutto bene, ma non credo che la stampa mandi giù una serie di soppressioni non autorizzate. O almeno sarà così che la vedranno qui maledetti ottusi.
– Mi faccia capire… al momento del teletrasporto avviene una soppressione’
– Si, ci liberiamo della persona dopo averla analizzata. – Non ebbe alcun indugio nel pronunciare quelle parole.
Daniel invece fece una smorfia di disapprovazione.
– Non possiamo fare altrimenti. L’apparecchio in realtà è un riproduttore di strutture atomiche, senza eliminare una delle due copie non avremmo un trasporto. Inoltre gli atomi così riciclati servono a ricostruire la persona al momento del ritorno, una cosa indispensabile se non vogliamo andare in giro a ricaricare di elementi chimici i teletrasporti della gente… – rise all’idea.
– E’ una cosa orribile – si guardava le mani – ora capisco cosa stesse provando John al momento del teletrasporto. Qualcosa è andato storto e vi siete ritrovati con due copie. Cavolo, diceva di star soffocando…
Simons non aveva reagito per nulla alle sue parole – Usiamo un gas molto potente per bloccare l’individuo e facilitare la divisione molecolare, agisce sul sistema nervoso provocando una temporanea paralisi.
– E cosa… – Daniel ebbe un attimo di esitazione – ne avete fatto di John’
– L’unica cosa possibile, due copie non hanno alcun senso. Il vero John è tornato a casa da sua moglie come tutti i giorni e nessuno si è accorto di nulla. Un tecnico ha riparato il problema proprio dopo che il John di troppo c’è venuto ad informare.
– Ma se uccidete chi parte come diavolo fate ad affermare che la persona che arriva a destinazione sia la stessa’
– Come ho già detto, le strutture molecolari sono le stesse, stesse mappe. E’ una copia esatta. Inoltre non ricorda nulla della soppressione dato che il processo avviene dopo il suo arrivo. E’ la stessa persona, stessi ricordi. Inoltre per questioni di sicurezza è possibile mantenere una copia della struttura, giusto in caso qualcosa vada storto. Da quella derivano tutte le garanzie che le sono state fornite.
Rimase un po’ a ragionare sulla situazione, poi si schiarì la voce – Credo che ciò che mi ha detto sia sufficiente. – si alzò dalla sedia barcollando – La ringrazio
Con un tono stavolta più formale ed autoritario Simons gli disse – Le ricordo che tutto il discorso che abbiamo fatto è strettamente confidenziale, e che se rivelerà qualcosa di quello che abbiamo detto verrà licenziato immediatamente. Spero inoltre che il nostro discorso non abbia intaccato la sua fiducia nella compagnia.
– Certamente.
– E’ stato un piacere signor Russel.
– Piacere mio Direttore.
Uscì da quella stanza e, sotto lo sguardo sorridente della segretaria, attraversò la sala d’attesa a passi lunghi. Corse verso il bagno ed aperta la porta a molla si piegò su un lavandino. Vomitò. Gli sembrò di aver rigettato anche l’anima. Si ripulì ed asciugato il viso rimase a fissare lo specchio. “Chi diavolo sono'” pensò.
Passò il resto della mattinata al computer. Alle dodici e trentatré era ancora seduto. Per la prima volta non aveva fretta di tornare a casa, ma ora doveva proprio andare. Si alzò e tristemente si preparò a quello che stava per fare. Prese la giacca e si diresse verso il TT-3. Se l’avessero visto tornare a casa con altri mezzi dopo quel discorso, il suo lavoro, e forse non solo quello, avrebbe avuto le ore contate. Dimostrare scarsa fiducia nella compagnia non era una bella cosa. Entrò, inserì il codice e premette INVIO. Era morto.
Aprì la porta della cabina e trovò davanti a se Katrine, aveva i capelli sciolti sulle spalle. Le disse la prima cosa venutagli in mente – Sei un incanto
– State forse brevettando un nuovo protocollo sentimentale alla TT Tech‘ – rispose sorridendo. Gli diede un bacio.
– Sai per caso qualcosa dello specchio rotto in bagno’
– No. C’è uno specchio rotto’
– Va bene, ne parleremo stasera. Ora vado, ciao.
– Ciao.
La giornata passò tranquilla. Lo passò a trovare anche John, proprio come aveva detto la mattina alla macchinetta del caffè. La conversazione filò liscia, soprattutto perché John, vedendo che l’amico si era ripreso, evitò di parlare della sua visita del giorno prima. Parlarono di sport, di TV e di un sacco di altre cose, ma non di lavoro.
Dopo che il vicino se ne era andato, aveva fatto regolare le finestre e sostituire lo specchio. Doveva essere stata Katrine a romperlo, e lui per non farglielo pesare avrebbe fatto finta di nulla.
La sera l’aspettò sveglio, come al solito.
La mattina seguente si alzò senza fretta e grazie al teletrasporto alle nove in punto era in ufficio. Verso le dieci il direttore gli fece visita – Salve Daniel, volevo solo farle i miei complimenti. Sta facendo un ottimo lavoro con la sperimentazione. La Compagnia le è grata.
– La ringrazio signore. – finalmente qualcuno che riconosceva i suoi meriti.
Lavorò decisamente meglio del solito, fin quando non scaricò la posta elettronica. C’era un messaggio di un certo Un_altro, lo aprì ed iniziò a leggere. Avrebbe voluto non averlo mai fatto. Il messaggio iniziava così
SE STAI LEGGENDO QUESTO MESSAGGIO, ALLORA IO SONO MORTO. DEVONO AVER RIPRODOTTO UNA VECCHIA COPIA DI SICUREZZA, QUESTO SPIEGA LA TUA AMNESIA.
Ci mise un po’ a convincersi che a scrivere quella lettera fosse stato veramente lui, ma gli argomenti erano convincenti. Ora conosceva di nuovo il segreto della compagnia, e stavolta non glielo avrebbero fatto dimenticare.
…ORA HANNO DI NUOVO FIDUCIA IN TE, NON TI SARA’ DIFFICILE DARMI UNA MANO…
e poi
…NON POSSIAMO PERMETTERE CHE UN MOSTRUOSITA’ DEL GENERE VENGA MESSA IN COMMERCIO…
Capì cosa doveva fare. Uscì dall’ufficio e prese a camminare nel corridoio come se niente fosse, scese due rampe di scale ed entrò nell’archivio. Ci avrebbero messo un bel po’ per capire quello che stava succedendo. Raccolse il materiale necessario, documenti e schemi tecnici, e tornò all’ufficio. Non poteva inviare il materiale da lì, le connessioni era monitorizzate, lo avrebbero sicuramente fermato. Così inserì il pacco di fogli nel teletrasporto e lo inviò a casa. Prese la sua roba e scese le scale dell’edificio. I controlli ora che erano sicuri della sua ignoranza dovevano essere scarsi, e poi il teletrasporto era stato usato, lui ufficialmente non si trovava più lì. Attraversando l’ampio ingresso osservava le guardie cercando di scoprire nei loro movimenti un atteggiamento traditore, un segnale. Niente, neanche il portinaio fece attenzione a lui.
Tornò a casa usando gli affollati mezzi pubblici e durante il viaggio ragionò su quello che aveva letto. Doveva essere morto una decina di volte. Era una cosa alquanto sgradevole, doveva provare a dimenticare.
Una volta a casa prese il materiale dal teletrasporto e cominciò a faxarlo alla commissione sull’etica tecnologica, erano informazioni di sicuro interesse per loro. Ci volle un buon quarto d’ora di lavoro manuale, finito il quale si sdraiò, stappò una birra ed accese la TV. Si abbandonò ad un violento zapping, trovava solo pubblicità, ovunque. Pochi minuti dopo però sul canale 6, il direttore Tommy Simons stava tenendo il suo show personale, lo stavano portando via ammanettato insieme ad altri dirigenti. Era uno spettacolo molto più comico di Un alieno in casa, ne era certo.
Ora veniva la parte difficile del suo piano. Doveva pensare a come dire a Katrine che aveva perso il lavoro, e che avevano un nuovo box per la doccia.