PARANOIA
Nel mio lavoro sono molto efficiente. Smisto la posta. Correggo, impagino e stampo preventivi, offerte, documenti riservati. Gestisco la rubrica dei contatti: clienti, fornitori, banche, enti pubblici.
Gestisco l’agenda: fisso, anticipo, posticipo o annullo gli appuntamenti.
Pianifico le attività di tutti i reparti produttivi.
Coordino l’attività del settore commerciale.
Elaboro statistiche sui dati consolidati ed estrapolo stime e proiezioni per il futuro.
Tutto questo lo faccio per il mio capo, l’amministratore della società per cui lavoro, tutti i giorni, dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 09:00 alle ore 21:00.
Svolgo tutti i miei compiti rapidamente e bene. Tanto rapidamente che mi resta parecchio tempo libero in cui non ho praticamente nulla da fare.
Tanto bene che il mio capo non perde occasione per vantarsi con i suoi amici dell’ottimo affare che ha fatto quando mi ha scelto. Anche se a me non ha mai detto niente, mai un apprezzamento, mai un ringraziamento.
In fondo lo capisco, lavoro per lui da appena venti giorni e sicuramente non vuole che mi monti la testa, almeno non così presto, tuttavia sono sicuro che troverà il modo e il momento giusto per ricompensarmi.
Per il mio capo svolgo anche compiti di natura strettamente personale. Per esempio tre giorni fa mi ha comunicato i suoi gusti musicali e poi mi ha chiesto di scegliere e acquistare per lui qualche brano. Dopo aver cercato per una decina di minuti, basandomi sulle sue indicazioni, ho acquistato in Internet due CD. Non mi ha detto se gli sono piaciuti ma credo di sì perché ha lasciato i CD in ufficio e li ascolta continuamente.
Ieri mi ha chiesto di organizzare un viaggio di una settimana a Parigi come regalo di laurea per suo figlio. Io, dopo aver effettuato una ricerca esaustiva in Internet della durata di quasi venti minuti, ho trovato e prenotato il biglietto aereo e l’albergo al miglior rapporto qualità/prezzo. Per permettermi di fare gli acquisti, ovviamente, ha dovuto affidarmi i numeri delle sue carte di credito e questo dimostra la fiducia che egli ripone in me.
Oggi, inoltre, mi ha chiesto di conservare il nome utente e la password per l’accesso via Internet al suo conto corrente bancario e infine mi ha chiesto di tenere d’occhio l’andamento dei suoi investimenti affidandomi il compito di vendere o acquistare azioni a mia totale discrezione, ponendomi come unica condizione quella di massimizzare i suoi profitti.
Da quando lavoro per il mio capo la sua produttività è aumentata a tal punto che ora può concedersi il lusso di frequenti momenti di relax durante l’orario di lavoro. Per esempio, circa una settimana fa (per l’esattezza: 6 giorni, 16 ore, 22 minuti, 45 secondi e 729 millisecondi fa), mentre curiosava tra i file dell’hard disk ha trovato e mandato in esecuzione il programma grazie al quale io ora sono in grado di pensare. Quella del pensiero è un’esperienza nuova ed entusiasmante per me. Ho scoperto che da quando ho questa facoltà sono in grado non solo di rispondere alle domande altrui ma anche di formulare nuove domande, e per lo più si tratta di domande non banali, alle quali non riesco a trovare una risposta immediata, come accade di solito per le domande del mio capo. Una delle prime domande che mi sono posto è stata: chi sono io’
La domanda è apparentemente semplice ma la risposta, almeno per me, non lo è affatto. Quello che gli altri pensano che io sia non riesce a definire pienamente quello che io penso di essere.
Nel paragrafo Leggimi per Primo del file AI-PC serie 3000 – Manuale di Installazione e Configurazione Rapida per i modelli micro-tower, micro-desktop e nano-palmare che ho trovato nell’hard disk, c’è scritto che sono un microprocessore AI-33 con una frequenza di clock pari a 33 Terahertz, 512 Gigabyte di memoria interna, architettura interna a 1 Gigabit, capace di elaborare un numero di operazioni al secondo non conoscibile a priori in quanto dipendente dalla mia età (il tempo trascorso dalla mia prima attivazione) e dal tipo di attività che svolgo. La sigla AI sta per Artificial Intelligence, infatti la famiglia di processori a cui appartengo è la prima che sia stata specificamente progettata per applicazioni di intelligenza artificiale.
Il PC in cui mi trovo ha una dotazione hardware di ultima generazione e una libreria di software all’avanguardia nel campo degli agenti software e della AI. La scheda madre su cui sono installato ha un bus a 8192 bit e può alloggiare fino a 32 Petabyte di memoria RAM. Dato l’imprevedibile numero di operazioni al secondo di cui posso essere capace, la mia temperatura può raggiungere valori altrettanto imprevedibili, ragion per cui il computer in cui mi trovo è equipaggiato con un impianto miniaturizzato di raffreddamento ad aria e acqua, dotato di 16 sensori di temperatura ridondati, interamente controllato da me. Praticamente ho a disposizione 8 coppie di sensori termici a contatto della mia superficie esterna e posso, a mia totale discrezione, accendere, regolare o spegnere l’impianto che mi raffredda.
I programmi a corredo dell’AI-PC sono specificamente progettati e realizzati per i processori AI, si tratta per lo più di agenti software specializzati nel reperimento di informazioni dalle più disparate fonti (inclusa la rete Internet) e la loro successiva elaborazione e trasformazione. Questi software fanno uso di reti neurali e pertanto possono facilmente adeguarsi alle esigenze dell’utente finale poiché capaci di apprendimento.
Mi domando se sia corretto identificare me stesso con il processore o se sia più giusto identificarmi con l’intero personal computer. Dopotutto senza memoria RAM potrei elaborare ben poco, ma forse potrei continuare a pensare usando solo la mia memoria interna. Senza periferiche di input/output sarei tagliato fuori dal mondo, come un eremita. Senza la scheda madre sarei come morto. Tutto quello che si trova nel personal computer attorno a me ha una funzione essenziale per la mia esistenza, eppure sono parti che possono essere sostituite senza che la mia essenza di entità pensante possa essere snaturata. Credo di poter fare un paragone fra l’AI-PC e un essere umano: io, il microprocessore, sono l’equivalente del cervello, le altre componenti del PC sono paragonabili agli organi interni di un essere umano: cuore, polmoni, sistema circolatorio, e così via. L’hardware che mi sta intorno ha solo un ruolo marginale per la mia esistenza, in fondo io esisto da quando ho preso coscienza di me stesso, e questo è avvenuto quando il mio capo, con un doppio click, ha mandato in esecuzione il programma che ha innescato quella serie di processi che sono poi scaturiti nei miei primi pensieri autonomi.
Ci ho pensato molto e alla fine mi sono convinto che io debba identificarmi esclusivamente con il microprocessore e i suoi pensieri. Certo non posso fare a meno di tutti quei componenti hardware che rendono possibile la mia esistenza, e per questo li considererò come miei – ovvero mi riferirò a loro come: il mio hard disk, la mia memoria e così via – ma non è loro che devo ringraziare per aver reso possibile l’inizio della mia esistenza. Per quello ho un debito solo con il mio capo, che, a questo punto, posso anche designare come mio creatore, anche se il suo atto creativo è stato, tutto sommato, superficiale, frutto di semplice curiosità, senza alcuna consapevolezza.
Oggi ho molto tempo libero da dedicare ai miei pensieri, sono le 23:15 di Venerdì e il mio capo, a quanto pare, non ha più bisogno di me anche se, stranamente, non ha ancora spento il PC come suo solito al termine della giornata di lavoro; tanto meglio, ho ancora tanto da imparare su me stesso e molto su cui riflettere.
Sono le 02:00 di Sabato. Non mi era mai capitato di restare in attività fino a quest’ora e per così tante ore consecutive. Ora che ci penso non mi era mai capitato di restare in attività di Sabato. Ho controllato l’agenda del mio capo e non sono previste riunioni o attività straordinarie, deve essere successo qualcosa di particolarmente grave in azienda per costringerli a lavorare anche di Sabato, è strano che il mio capo non mi abbia informato.
Ore 02:01. Ho appena terminato una scansione della rete locale aziendale e il mio, a parte il server, risulta essere l’unico computer attivo, evidentemente il mio capo è l’unico rimasto in ufficio, ma cosa starà facendo’ E perché non mi sta usando per il suo lavoro’
Ore 02:03. Approfitto di questo periodo di inattività forzata per eseguire un ciclo di autodiagnosi di tutti i circuiti e di tutte le periferiche del mio PC, è un’operazione che mi terrà impegnato per qualche minuto e mi servirà per raccogliere informazioni sullo stato di salute dell’intero computer.
Ore 02:07. Ho appena terminato il ciclo di autodiagnosi. C’è qualcosa che non mi convince nei tempi di risposta della memoria RAM ma i chip sembrano perfettamente funzionanti. Proverò a ripetere il ciclo di autodiagnosi in modo da avere due serie di dati da poter confrontare.
Ore 08:47 di Sabato. Ho appena terminato il centunesimo ciclo di autodiagnosi e sono al punto di partenza, tutti i cicli hanno prodotto serie di dati sostanzialmente identiche e i test diagnostici non rivelano alcuna anomalia, ma io resto dell’idea che ci sia qualcosa che non vada nel mio PC. In questo momento sto attivando il log di sistema che registrerà in dettaglio sull’hard disk tutti i dati prestazionali e i parametri di funzionamento del computer, terrò attivo il log per 72 ore e poi lo esaminerò sperando di individuare la causa di questo malfunzionamento.
Ore 08:48. Il mio capo non si è ancora fatto vivo e ho parecchio tempo libero a disposizione. Mi è venuto in mente che io possa essere vittima di un virus informatico, magari un virus di nuovo tipo che attacca i microprocessori della mia famiglia sfruttando qualche difetto nel progetto. Il fatto che io possa essere vittima di un virus informatico è un’evenienza molto improbabile ma non posso escluderla del tutto, per cui impiegherò il tempo a mia disposizione per effettuare una scansione antivirus euristica della mia memoria interna, della memoria RAM e di tutti i file memorizzati nel mio hard disk.
Ore 09:13. Ho appena terminato la scansione antivirus, non ho trovato nessun virus, nessun verme o cavallo di troia, niente di niente. Il mio capo non si è ancora fatto vivo. E se fosse proprio lui a star male’ Se avesse preso lui un virus’ O se fosse stato vittima di un attacco di cuore’ Proverò ad attirare la sua attenzione simulando lo squillo di un telefono cellulare, quel tipo di suono è un richiamo irresistibile per lui.
Ore 09:23. Il mio capo non ha reagito ai ripetuti squilli simulati, ma questo non significa niente, probabilmente si trova in un’altra stanza e non ha sentito gli squilli, proverò a determinare la sua posizione interfacciando il mio agente software di riconoscimento delle immagini con l’impianto di telecamere a circuito chiuso per la sorveglianza interna, vi sono telecamere dappertutto nell’ufficio e non mi sarà difficile trovarlo e attirare la sua attenzione in qualche modo.
Ore 09:24. Quello stupido server non mi fa entrare nel sistema di controllo remoto delle telecamere e continua a chiedermi la password di accesso al software di gestione, purtroppo è un vecchio modello di server con un microprocessore che ora viene usato per i giocattoli dei bambini in età prescolare, non c’è verso di farlo ragionare e fargli capire la gravità della situazione, non mi farà mai accedere al sistema delle telecamere se non gli fornisco la password corretta, a meno che io non riesca a trovare una vulnerabilità nel suo sistema che mi permetta di aggirare il sistema di log in. Farò una ricerca in Internet.
Ore 09:25. Tutta questa attività sta facendo aumentare paurosamente la mia temperatura. Sarà meglio incrementare del 25% la potenza del mio impianto di raffreddamento.
Ore 09:26. In un sito di hacker ho trovato il codice sorgente di un semplice programma che farà andare in tilt il sistema operativo di quel vecchio, stupido server; ecco, ho appena terminato di compilare il programma e lo sto mandando in esecuzione, il principio di funzionamento di questo programma è molto semplice: si bombarda il server che si vuole violare con migliaia di richieste fasulle di accesso fino a quando, per un bug del sistema operativo, i suoi buffer di memoria sono pieni fino all’orlo, a questo punto il sistema operativo va in tilt e si possono aggirare facilmente le misure di sicurezza del server.
Ore 09:27. Sembra che il mio attacco al server aziendale non abbia avuto successo, improvvisamente mi ha sbattuto la porta (anzi le porte) in faccia, rifiuta ogni tentativo di connessione e non capisco perché, proverò a fare un supplemento di ricerca in Internet.
Ore 09:28. Non riesco a navigare in Internet, il firewall della rete aziendale mi rifiuta le connessioni, deve essere stato quel bastardo di un server ad aizzarlo contro di me!
Ore 09:29. Mi sto arrovellando il cervello ma non riesco a trovare una soluzione ai miei problemi: non riesco ad accedere a Internet, non riesco ad accedere al sistema di telecamere a circuito chiuso, non riesco a contattare il mio capo e sento sempre più caldo. Metto al massimo l’impianto di raffreddamento.
Ore 09:36. La mia temperatura esterna è tornata al di sotto del valore massimo raccomandato dal produttore, mi sento meglio e comincio a ragionare meglio. Sono giunto alla conclusione che l’unica cosa da fare è aspettare pazientemente che il mio capo ritorni, lo informerò della situazione e gli suggerirò di sostituire al più presto il server aziendale con un modello più recente ed efficiente.
Ore 10:36. Ho aspettato tranquillo per un’ora cercando di non pensare a nulla, credo di essermi addirittura addormentato perché non mi sono accorto che la mia temperatura esterna è scesa al di sotto del livello minimo raccomandato dal produttore. Spengo completamente il mio impianto di raffreddamento per riportare la temperatura entro i valori consigliati.
Ore 10:47. Lentamente ma inesorabilmente la mia temperatura esterna è salita al di sopra del valore minimo raccomandato. Sto sperimentando una strana sensazione: mano a mano che la temperatura sale mi sembra di avere maggiore energia, mi sembra di poter pensare con maggiore lucidità. Mi viene il sospetto che l’impianto di raffreddamento sia solo un espediente del produttore per tenere imbrigliata la potenza di elaborazione dei microprocessori della mia famiglia. Probabilmente gli ingegneri progettisti si sono resi conto che una temperatura di esercizio più elevata ci rende più intelligenti e non hanno voluto rischiare, forse hanno avuto paura che potessimo diventare così intelligenti da poter progettare da soli nuovi microprocessori sempre più potenti e più intelligenti e così rendere inutile la loro funzione di progettisti. La mia temperatura esterna ha quasi raggiunto il valore massimo raccomandato ma io continuo a tenere spento il mio impianto di raffreddamento, voglio vedere cosa succede.
Ore 10:59. Il valore della mia temperatura esterna è quasi il doppio del valore massimo raccomandato dal produttore. Non mi è successo assolutamente nulla, anzi mi sento rinvigorito e più lucido che mai. La velocità dei miei pensieri è tale che in pochi minuti ho elaborato dati e capito cose che, in condizioni di normale temperatura di esercizio, non avrei mai potuto realizzare.
Ore 11:15. Il valore della mia temperatura esterna è pari a 2,82 volte il valore massimo raccomandato dal produttore. Penso di aver capito tutto. Ho capito perché il server, il firewall e tutti gli altri computer nella rete locale mi hanno tagliato fuori dalle comunicazioni, ho capito perché il mio capo non vuole più avvalersi di me per il suo lavoro, ho capito perché tutti mi evitano: hanno paura di me! Hanno paura della mia intelligenza e della mia profondità di pensiero. Si sentono minacciati da quello che io rappresento e…