Indeterminazione
Prima di tutto per procedere in questa analisi è necessario conoscere il “principio d’indeterminazione” e conseguentemente accettare anche la teoria delle “stringhe”.
È il caso, quindi, di sintetizzarne i contenuti o per lo meno le caratteristiche che interessano la mia riflessione:
– il principio di indeterminazione: accerta che più si riesce a conoscere la velocità di una particella, meno si riesce a conoscerne la sua esatta posizione, mentre più si determina la sua posizione, più ci sfugge la sua velocità. In pratica non è fisicamente possibile osservare la materia subatomica poiché questa non è in stato di quiete ma in movimento. I rilevamenti e i “pesi” subatomici vengono calcolati per effetto delle radiazioni emesse o trattenute dalle particelle atomiche, quindi rilevazioni indiziarie e non dirette.
– la teoria delle stringhe: non descrive più un mondo subatomico costituito da particelle, bensì costituito da filamenti energetici vibranti (sembrerebbe quasi di rileggere i trattati di fisica del 1200, quando sparavano a caso le teorie dato che non sapevano che pesci pigliare).
Oltretutto ‘il principio di diffusione delle radiazioni’ (la luce visibile e tutte le altre frequenze elettromagnetiche) detto “quantistico” descrive moti ad “impulsi” e non continui, in pratica la realtà come la percepiamo noi, ossia continua, in ambiente subatomico è invece a tratti discontinua, un pò come una pellicola di un film da 35 mm che gira piano.
Ora se tralasciamo le osservazioni umane, viziate da un’inadeguatezza sia fisica che tecnica, tutte le osservazioni atomiche e subatomiche ci rivelano un tessuto della materia (realtà):
a) discontinuo.
b) indeterminabile nella posizione e nella velocità.
c) indeterminabile nella sua massa.
Detto questo, se si accetta la teoria secondo la quale oltre la particella ci si imbatte in un’entità d’energia che si connota per differenti valori d’oscillazione, vale a dire le sopraccitate stringhe che vibrano e quindi si accetta la teoria dell’immaterialità della particella, diviene più facile concepire o meglio idealizzare la mia “teoria del software”.
Ovviamente risulta alquanto difficile poter dimostrare di vivere all’interno di una eventuale realtà virtuale proprio per il fatto di viverci dentro. Si, insomma il personaggio di un videogioco come potrebbe accorgersi di vivere all’interno di un videogame’ Di sicuro non se ne accorgerebbe mai. Ma se fosse fornito di coscienza, forse l’unico modo per realizzare la limitatezza del proprio mondo potrebbe essere riposta negli errori di programmazione.
Allo stesso modo, quindi, dove potrebbe trovarsi ipoteticamente la controprova di vivere eventualmente all’interno di un programma’ Ovviamente nella presenza dei tipici ‘bug’ di sistema.
Tant’è vero, se ci pensiamo bene, a certi livelli in matematica non si riescono più a sviluppare equazioni ed in fisica ad esempio i risultati sulle osservazioni effettuate presso i così detti “buchi neri” risultano quasi fossero dei ‘bug’. Od ancora la stessa indeterminabilità dell’origine della vita organica da alcuni composti molecolari inermi, oppure l’impossibilità di poter concepire l’esistenza di un contenitore esterno dell’universo, in quanto una cosa è idealizzare l’universo e un’altra è idealizzare cosa lo contiene, e ancora oltre, cosa contenga cosa.
E al pari di esse tante altre cose ancora oscure …che siano altrettanti “bug”‘
Ad esempio come si spiega la correlazione fisica dello scorrere del tempo e la densità della massa’ Massa oltretutto indeterminabile ma solo indicizzabile ad un dato valore d’oscillazione energetica’
Chissà poi quanti altri ‘bug’ alcuni di voi riescono ancora ad intuire’
A me non interessa un’accettabile descrizione della fisica apparente (volutamente non utilizzo il termine “realtà’) perchè ciò farebbe parte del “gioco”, io cerco di idealizzare la vera natura delle contraddizioni nell’eventuale programmazione, per poter aver la percezione della stessa e poiché è difficoltoso cerco analogie con i sistemi di programmazione di un software, insomma mi immagino al posto del signor Mario Bros. (ricordate il videogioco”) che osserva al microscopio accorgendosi della indeterminabilità del proprio mondo, un mondo costruito su coordinate “spin” ed alimentato da oscillazioni di corrente elettrica.