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Sospetti

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Nucleo abitativo ' orario indefinito (FLASH BACK)
Zion
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Dall'alto, sullo spalto che sovrasta il Foro di Zion, due figure enigmatiche stanno osservando il lento massacro che si consuma ai loro piedi. La prima persona, più bassa e curva, drappeggiata da un ampio mantello scuro che gli cela il viso e la nuca in un modo sinistro, è visibilmente compiaciuta dei suoi sforzi per arrivare a quel pandemonio infernale, che avrebbe portato Zion a evolversi in meglio. La figura accanto alla sua, più alta e più snella, dalla corole-playeroratura armoniosamente muscolosa e ferina, sempre incappucciata da un mantello simile seppure più chiaro, sorride a sua volta soddisfatta.

I due sbottano in una calma risata soddisfatta, sonoramente divertita. Il maestro dà una pacca sulla spalla all'allievo, e, lanciato un ultimo sguardo compiaciuto dall'alto, si girano lentamente, circondati dai nuMerovingiani uomini della scorta personale, per rituffarsi con la calma imperiale tipica di chi è avezzo al comando, nei caotici tunnel di Zion.

Mentre attraversa i tunnel del nucleo abitativo, diretto col suo equipaggio verso la sala del Consiglio, il Capitano Moebius prova una improvvisa fitta al cuore, vedendo in lontananza tra la folla che gremisce oltre misura i cunicoli metallici, una figura che si ricorda bene fin troppo bene. La stessa postura, lo stesso mantello, la sagoma è inconfondibile ai suoi occhi, troppe volte l'ha sognata nei suoi incubi peggiori, ed in una frazione di secondo questa vista lo ributta nel passato, sommergendo la sua mente col fluire dei ricordi e dell'odio, il rancore tracima gli argini e prende il controllo delle sue azioni, impulsive e repentine.

Moebius non può stare fermo, deve andare ed accertarsi che sia proprio lui sotto quel mantello cupo e sinistro, deve regolare una volta per tutte i torti di una vita intera.

*Quell'uomo, quel demonio' e questa folla, tutta qui accalcata, a causa sua, sicuramente, ci vedo la sua mano maledetta in questa confusione.*

Moebius sente l'acido defluire dal suo stomaco e salire come bile bollente in gola.

*Non posso permettergli di farla franca ancora una volta, se c'è una giàstizia su Zion, diventerò un suo strumento.*

Si volta velocemente verso il suo equipaggio, con la mente già protesa all'inseguimento:

<<< Ragazzi, lo vedete l'omone lì in fondo' E' il capitano Zeus! Seguite lui, e stategli molto vicini ci penserà lui a voi, tranquilli io tornerò tra poco!>>>

Zeus in quell'istante si gira verso di lui e lo fissa incuriosito.

<<< Ehi Zeus! Loro stanno con te! Grazie!!!>>>.

Moebius si gira, e senza ulteriori indugi ed esitazioni corre via, tra la folla, facendosi largo a spallate, sollevando mugugni e proteste violente.

Moebius ha l'impressione di nuotare in una palude, la folla lo risucchia nel suo moto incessante e la corrente rischia di bloccarlo più di una volta, , miracolosamente riesce a non perdere di vista la sagoma sinistra, quel cappuccio lo attrae come una calamita, ed attingendo energia dall'adrenalina che l'odio sta scatenando nel suo corole-playero non perde mai il contatto con la sua preda.

Moebius si rende presto conto che la fonte del suo rancore non è solo, tra le teste che gremiscono il tunnel che stanno percorendo, intravede abbastanza nitidamente che una seconda persona incappucciata lo accompagna, e ha come la sensazione che gli uomini che gli circordano siano qualcosa di più che dei passanti, hanno tutto l'aspetto muscoloso e deciso di una scorta armata. Il pensiero del pericolo che stava correndo lo colpisce per un istante, ma poi lo cancella con un cenno rabbioso del capo e prosegue la sua indiavolata caccia.

Il gruppo di testa si allontana sempre di più dal nucleo abitativo centrale, la folla inizia a diradarsi e Moebius è costretto ad usare tutta la sua attenzione per restare nascosto nell'ombra e per continuare a pedinare, furtivo ed invisibile, quella che ora senza dubbio alcuno, non più celata nella calca dei cunicoli centrali, si rivelava come una banda compatta e ben addestrata.

Improvvisamente la sagoma di fianco alla sua preda fa un cenno, e poco alla volta gli accoliti iniziano a disperdersi in mille rivoli diversi, mentre i due capi banda prendono un corridoio di servizio ed iniziano a scendere una scala metallica a pioli, diretta ai bui sottoservizi cittadini, facendo rimbombare con i loro passi pesantemente calzati la volta bassa del corridoio.

*Bene, sono restati soli, ora posso giocarmela senza i loro tirapiedi di mezzo.*

Moebius si avvicina con cautela alla botola della scala a pioli, i due incappucciati sono già arrivati in fondo, e spariscono alla sua vista, diretti ad una estremità del passaggio sottostante; si cala con cautela silenziosa sui pioli frementi, evitando di causare il minimo rumore, trattenendo il respiro per la tensione. Infine arriva in fondo e con un sospiro sommesso tocca terra come un gatto, cautamente seguendo le sue prede verso l'area degli impianti di sostentamento vitale di Zion.

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Sottoservizi cittadini ' orario indefinito (FLASH BACK)
Zion
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Moebius arriva in fondo alla botola della scala di servizio e con un sospiro sommesso tocca terra agile come un gatto, cautamente seguendo le due figure incappucciate, ormai restate sole, verso l'area degli impianti di sostentamento vitale di Zion.

Le due figure enigmatiche si muovono silenziosamente nel tunnel, procedendo leste davanti a Moebius, che si muove cautamente appena fuori dal loro campo uditivo, silenzioso come un fantasma celato nell'ombra, seguendo nello stretto corridoio di servizio i pesanti passi calzati delle sue prede.

Moebius sente nelle orecchie poco alla volta alzarsi il rombo dell'impianto di depurazione dell'acqua, un rombo sordo inconfondibile per chiunque viva a Zion, segno che si stavano allontanando dalle zone abitative, spingendosi nel cuore dei sottoservizi cittadini; il Capitano prosegue la sua caccia silenziosa, implacabile come un segugio infernale.

Improvvisamente i due raggiàngono un pianerottolo di scambio, e imboccano un'altra scala a pioli di servizio, scendendo ancora di più nelle viscere rombanti della città, spingendosi in una botola di manutenzione.

*Per l'Eletto, ma dove pensano di scendere questi due pendagli da forca, fino all'inferno per caso '*

La rabbia e l'odio alimentano instancabilmente le energie di Moebius, che con un lampo degli occhi fissa i due figuri incappucciati inforcare i pioli metallici, e senza fare rumore a sua volta si avvicina alla scala di servizio, iniziando a calarsi a ruota dei due verso il basso, la discesa sommersa dal rombo delle pompe dell'impianto di depurazione, che lo immerge nelle sue poderose onde sonore, pulsanti come un mantice infernale.

Moebius atterra nel pianerottolo inferiore, cautamente si getta subito nell'ombra protettrice di una colonna di sostegno della volta metallica, guardandosi intorno in cerca dei due incappucciati, lo sguardo a sinistra, fino in fondo al corridoio di servizio, vuoto, lo sguardo a destra, fino all'altra estremità del tunnel, vuota anche questa........

*Dove sono andati, non possono essere spariti dannazione eterna di
Zion!*

Moebius per un istante è in preda al panico, il corridoio di servizio è completamente sgombro, senza segni di vita, il rumore della depurazione è assordante, il rombo è quasi intollerabile per i timpani, la volta rimobomba come l'interno di una campana suonata da un campanaro stonato e demente, con lo sguardo saetta in entrambe le direzioni, sperando di scorgere un indizio, un movimento, nulla......

Alla fine istintivamente si muove a destra, lontano dalla fonte sonora, sperando che il frastuono delle pompe abbia anche scacciato le sue prede dal lato da lui scelto, i passi felpati conducono il suo cauto spostamento nell'ombra, si muove come un felino, supera uno svicolo, nulla in vista, prosegue lungo il tunnel, procedendo con lo stomaco in fiamme per l'ansia, troppo vicino alla fonte del suo odio per mollare la presa, la delusione sarebbe per lui insopportabile come la perdita della sua nave.

Infine il corridoio finisce con una porta tagliafuoco, accostata al suo battente metallico, il meccanismo di serraggio aperto e una luce filtra dalla soglia, il rombo delle pompe molto più sommesso ora dopo il lungo tragitto, ridotto ad un cupo gorgoglio di uno stomaco gigantesco.

Moebius silenzioso, il fiato rotto e sospeso, il cuore in gola pulsante, apre la pesante porta metallica, che si muove sui lucidi cardini oliati senza emettere suono, appena uno spiraglio per sbirciare dentro, lo sguardo incastrato nel battente, dietro la soglia una stanza enorme, dalla volta immensa ed altissima, gremita di vasche di coltura idroponica, lo spazio illuminato a giorno da potenti lampade alogene a spettro giallo, sulla superficie delle vasche galleggiano floridi ammassi verdeggianti di alghe, la base essenziale della dieta povera e scarna di Zion.

L'orto zionita appare sotto la luce giallastra, pallido simulacro di quella solare, senza alcuna figura umana in vista, con esclusione di una delle sue due prede, quella più bassa e curva, appesa in alto, su una balconata di controllo, appoggiata ad una ringhiera affacciata sul vuoto, al culmine di una irta passerella sospesa sulle vasche enormi.

Moebius per un istante contempla l'oggetto della sua sete di vendetta, poi rapido come una saetta entra nella luce della stanza, incuneandosi nella porta, socchiudendola alle sue spalle esattamente come l'aveva trovata al suo arrivo e si nasconde dietro una cassa colma di alghe appena colte. Si guarda intorno, cercando l'altra figura incappucciata, ma per quanto aguzzi lo sguardo ovunque non ne trova traccia alcuna; unico segno di vita nel plant idroponica il suo avversario di sempre, solo, indifeso, tutto concentrato sulla superficie dell'acqua della cisterna sotto di lui, ignaro del suo arrivo.

*L'Eletto non voglia che stia progettando un avvelenamento dell'inpianto, devo fermarlo subito, prima che metta in atto un altro disastro.*

Moebius raggiànge la scala di raccordo della passerella, e la sale senza un suono, moderando l'irruenza, il petto che scoppia tanto il cuore pulsa spinto dall'adrenalina e dall'eccitazione, si spinge sulla passerella verso la balconata di controllo, il suo nemico è sempre affacciato sul vuoto, dandogli le spalle, un bersaglio inerme e perfetto.

Ed arriva sulla balconata, ancora pochi passi, la sua preda a quasi a portata di mano, vede persino nitidamente le pieghe della stoffa, l'agitarsi del mantello scosso dal respiro del suo odiato antagonista, ne intuisce la muscolatura ormai flaccida nascosta dalla trama del pesante tessuto scuro, eppure ancora letale come un crotalo, ancora un passo e......

E in quella frazione di secondo lui si gira, sorridendogli sinistro, irriverente, beffardo come un marito che scopre l'amante tra le coscie della moglie:

<<Bentrovato Capitan Moebius, mi stavo giàsto chiedendo quanto ancora ci avresti messo a raggiàngermi, sei sempre stato lento e goffo, neppure stavolta ti sei smentito, povero stolto ed illuso buffone!>>

Moebius si paralizza, sgomento, fissando senza fiato la sua preda improvvisamente trasformatasi in predatore, scorgendo inorridito la lunga lama sottile della katana stretta nel pugno del suo rivale, conscio della inadeguatezza della lama del suo coltello, uno stecchino contro un rasoio mortale, shoccato dalla sua stupidità ed imprudenza, rendendosi conto finalmente della trappola mortale in cui si ritrova, senza via di scampo.

Ed improvvisamente una voce spettrale si materializza alle sue spalle, lungo la passerella appena percorsa, chiudendogli in modo tombale e definitivo anche l'unica via d'uscita, nel caso che avesse scelto saggiamente la fuga:

<<Ma chi abbiamo qui, quale onore, il Capitano Moebius, una delle colonne portanti della Marina di Zion, un ospite gradito ed atteso a questa tavola da lungo tempo!>>

La voce è potente, beffarda ed energica, la voce di un uomo giovane al culmine del suo vigore fisico, la figura incappucciata vista da vicino è ancora più ferina e muscolosa, imponente e scattante come una molla sagomata in acciaio temprato, le mani grosse ma ben curate strette sull'elsa di una seconda katana, i denti brillanti come gemme chiare entro un cunicolo minerario.

<<Signore, vuole avere lei l'onore di illustrare le regole della casa al nostro ospite'>>

L'uomo più anziano, evidentemente il maestro del duo letale, accenna appena un sorriso sul viso ancora celato dalla stoffa:

<<Mio diletto allievo, come privarti del piacere di mostrare a Moebius come tu lo abbia superato in tutto, nessun mio allievo ti è mai stato pari, mio discepolo favorito>>

Moebius si muove lentamente sulla passerella, senza perdere di vista nessuno dei suoi due assalitori, il coltello da incursore come per magia materializzato nel suo palmo destro, tutti i muscoli contratti nella posizione difensiva, la guardia alta, la mano sinistra saggia l'aria nella posa tipica del karateka, le lunghe ore di lezione dominano ogni nervatura del fisico atletico.

Improvvisamente l'allievo scatta come un serole-playerente, attaccandolo con furia accuratamente controllata dalla tecnica impeccabile del budo, facendo lampeggiare la lama della spada in un affondo fulmineo diretto al suo viso, la punta come i denti di un crotalo velenoso.

Moebius devia agilmente l'affondo, parando il colpo con la lama del suo coltello, allungando nella parata agilmente un calcio basso, in un tentativo di spazzata verso la caviglia destra del suo avversario, ma l'atletico nemico schiva con un agile guizzo il suo attacco, spostando il peso sul piede opposto ed esibendosi in un contro affondo al ventre di Moebius, che con un balzo indietro evita lesto il colpo mortale, riportandosi in posizione di guardia.

Il suo avversario serafico e veloce ritorna nella posizione di attacco, senza distrarre i muscoli, quasi senza soluzione di continuità dall'affondo mancato, la lama subito di nuovo guizzante verso il viso del suo rivale in un altro affondo al viso, Moebius ancora una volta con la sua corta lama distrae il colpo, le due lame sprigionano scintille nello scontro, ma stavolta la katana, nella manovra di sgancio dal coltello, in una fulminea rotazione vola alla spalla sinistra del Capitano, cogliendo trionfante il primo sangue, con una profonda e lacerante ferita.

Il sangue esce pulsante dalla lacerazione, ma Moebius impassibile ritorna in guardia, l'adrenalina anestetizza il dolore, l'attenzione focalizzata sulla lama implacabile della katana del suo avversario.

L'allievo di nuovo si esibisce in un fulmineo affondo, di nuovo Moebius para agilmente deviando la lama lontana dal suo corole-playero, e per un istante penetra la guardia del suo rivale, sfiorando con la lama del coltello il torace del nemico.

Il maestro sembra godersi lo spettacolo oltre modo:

<<Bravo Moebius, vedo che in fondo non hai dimenticato tutto, ma quanto sei patetico e goffo, non hai mai avuto grazia e arte nella tua scherma, sei un pallido duellante che non merita la lezione che ti è impartita in questo momento, per favore mio diletto poni fine a questo inutile e stucchevole intervallo....>>

L'allievo annuisce sorridendo, e con la grazia di un ballerino muove la lama in un turbine di acciaio ed aria, muovendosi con eleganza verso la guardia alzata da Moebius, di nuovo le lame sfrigolano nel duello, ma stavolta la katana non viene distorta e disingaggiata, ma anzi le finte si succedono agli affondi, fino a che in una aggraziata botta da maestro, calata dall'alto in basso in una mezzaluna controllata, il filo micidiale della spada incontra il polso destro di Moebius, tagliando netta la mano, ancora stretta nell'impugnatura del coltello, dal polso dell'avversario.

Stavolta neppure il rigore mentale e l'addestramento possono niente, Moebius muggisce come un vitello, il dolore è bruciante come pece sulla pelle, la mano sinistra si stringe su moncherino, nel vano tentativo di fermare il fiume di sangue che zampilla dal polso mozzato, schizzando ovunque sulla passerella.

Il maestro e l'allievo sbottano insieme in una risata fragorosa, sonoramente divertiti da quella vista raccapricciante. Il maestro lancia uno sguardo compiaciuto a Moebius, intimamente compiaciuto dal zampillo di sangue:

<<Ma bene Capitano, vedo che le buone maniere sono di casa nella nostra Marina, bello vedere dei galantuomini che sanno ancora dare una MANO quando occorre!>>

Moebius sente il vigore uscire fuori dal suo corole-playero, di pari passo con la fluente emoraggia, il sangue esce copiosamente pulsando dall'orrido moncherino, quasi non sente le irriverenti parole che gli sono rivolte dal suo nemico di sempre.

<<Mio Signore, ma forse il Capitano non intende fermarsi a questo piccolo omaggio, anzi sono sicuro che nella sua proverbiale generosità brami proseguire nella sua donazione!>>

La katana di nuovo traccia un arco sfavillante nell'aria del plant odroponico, colpendo di nuovo la martoriata figura di Moebius, toccando con la leggerezza di un rasoio affilato il ginocchio destro del Capitano, segando di netto la gamba all'altezza della rotula; per un istante l'arto resta ancora in sezione, quasi in una illusione ottica da circo, poi dopo un lungo istante silenzioso cade a terra, subito seguito dal corole-playero di Moebius, che colassa in ginocchio sulla gamba sana, per poi accasciarsi a terra seduto, il moncherino del ginocchio una fontanella di sangue arterioso.

<<Capitano sempre pensato che lei fosse un tipo in GAMBA!>>

Moebius fissa incredulo ed ipnotizzato il sangue che gli esce dai due orribili squarci.

*Ma come cazzo è possibile santo Eletto che io abbia tanto sangue
dentro di me'*

Il Maestro fatica a trattenere le lacrime dalle risate, estasiato da quella vista, inebriato dall'odore del sangue, che oramai riempie la balconata e la passerella:

<<Bravo Moebius, sei uno spasso, quanto da vivo sei stato scadente e mediocre, tanto nella morte sei soddisfacente e sollazzante!>>

L'allievo di nuovo si muove in una elegante piroetta, stavolta è il polso sinistro a seguire il suo compagno di destra, la mano che era ancora serrata convulsamente ed involontariamente sul moncherino destro vola via spazzata dalla violenza della stoccata, il dolore ora è talmente intenso che ora Moebius urla come un folle, senza neppure più articolare parole, è il grido disperato di una creatura che brucia disperata all'inferno.

L'allievo abbassa per un momento la guardia, lasciando la katana nella mano sinistra, abbassandosi improvvisamente il cappuccio, svelando il suo viso a Moebius, che lo fissa con gli occhi impallati, ormai in stato prossimo al delirio:

<<Debole bastardo, voglio che l'ultima cosa che tu veda sia il mio viso, così te lo sognerai all'inferno dove brucierai in eterno, sporco figlio di puttana!>>

E dicendo questo afferra con la mano destra il bavero di Moebius, alzandogli il viso e fissandolo dritto negli occhi già velati dall'ombra della morte, eppure il Capitano trova ancora la forza di mormorare in un filo di voce una frase intelliggibile:

<<Tu, no, non è possibile, non tu..........>>

*Allora davvero tutto è perduto......*

L'allievo butta indietro il corole-playero quasi immoto di Moebius, prima di sporcarsi troppo di sangue, il tronco del Capitano ricade a terra a peso morto, afflosciandosi nella pozza di sangue scaturita dal moncherino del ginocchio come una bambola di pezza rotta, svuotata dell'imbottitura.

<<Signore, il tempo stringe, è quasi il cambio del turno, a breve torneranno gli operai addetti alle colture>>

Il maestro annuisce lieve, mentre l'allievo rinfodera la katana e si risolleva il cappuccio, nascondendo di nuovo alla vista il suo bel viso, dai tratti raffinati.

<<Hai ragione discepolo, non merita perdere ulteriore tempo in questa lezione, seppure meritata ed attesa da anni.>>

E fissa glaciale Moebius, ormai quasi riverso del tutto, ma ancora con la forza di provare a sollevare il torso da terra, sorretto ormai solo più dall'odio e dal dolore.

<<Addio Moebius, salutami l'Eletto, in qualsiasi fogna riposi la sua anima dannata!>>

E detto questo con un lampo di incredibile possenza e velocità, quasi inatteso in un fisico non più nel fiore degli anni ma temprato nell'acciaio dalla pratica e dall'allenamento quotidiano, cala la lama della sua katana con furia micidiale, colpendo la figura riversa di Moebius alla base del collo, spiccandogli netto la testa dal torso muscoloso e finalmente donando pace a quel corole-playero martoriato. La testa vola per un istante per aria, gli occhi ancora aperti in una espressione stupita, prima di ricadere a terra sulla passerella, e qui fermarsi in una pozza di sangue rappreso.

<<Andiamo ora mio diletto, nulla ci trattiene oltre in questo luogo immondo!>>

Ed i due solennemente, come se uscissero da una funzione religiosa, ancora inebriati da quel sacrificio umano, immolato sull'altare del loro immondo credo interiore, scendono la scala metallica e raggiàngono l'uscita dall'orto idroponico, giàsto in tempo per sentire dal lato opposto dell'enorme spazio arrivare i passi pesanti degli operai del nuovo turno di coltura, sopraggiànti da un montacarichi lontano.

E sono ancora nel corrididoio di servizio, pronti a dileguarsi nel ventre di Zion, quando udono le prima urla di orrore e di sgomento, trattenendo a stento una risata compulsiva a quel segno manifesto di debolezza e di inferiorità.

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Struttura ' orario indefinito (FLASHBACK)
Zion
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Michael sta in piedi in mezzo al Dojo.
Tre uomini armati di katana l'hanno circondato e minacciosi gli girano intorno. Ma lui se ne sta fermo immobile, gli occhi chiusi e le braccia tese lungo i fianchi.

Per diversi secondi il tempo pare fermarsi, non un movimento, non un respiro.
Poi si scatena l'inferno.

L'uomo a cui dà le spalle e quello alla sua destra partono contemporaneamente vibrando entrambi un fendente, uno laterale e l'altro dall'alto verso il basso. Michael apre gli occhi nel momento in cui le lame si trovano a pochi centimetri dal suo fianco e dalla sua testa.
Si sposta verso la lama che mira al fianco, evitando quella che dall'alto pare volerlo spezzare in due parti uguali e, altrettanto agilmente, salta in alto portando il suo corole-playero parallelo al terreno, ruotando sul suo stesso asse.

Anche la seconda lama va a vuoto.

Toccando nuovamente terra Michael si inginocchia quasi volendo diventare un tutt'uno col pavimento in legno intrecciato, allungando poi la gamba destra verso l'esterno. Compiendo un giro di 360° su se stesso, spazza letteralmente le gambe dei due uomini mandandoli al tappeto con un fragoroso tonfo.

Alzatosi in piedi di scatto, sposta il busto leggermente verso destra facendo un passetto indietro, giàsto in tempo per evitare che la katana del terzo uomo gli apra la spalla. Gira quindi su se stesso trovandosi faccia a faccia col suo avversario, colpendolo col gomito al petto, per poi afferrare il suo braccio e, con una pregevole leva, farlo finire a gambe all'aria.

Tutto in una frazione di secondo.

I tre avversari, meravigliati da tanta abilità partono quindi per un nuovo attacco, contemporaneamente e con ferocia, saltando con la katana sulla testa pronta ad un colpo micidiale.

A quel punto Michael, allargando le braccia come in adorazione al cielo, spicca un salto verso l'alto venendosi a trovare in mezzo ai nemici.
Per un istante, ai tre pare di vedere sulla schiena del giovane combattente due ali simili a quelle di un angelo, codificate come solo il codice sorgente di Matrix poteva essere.
Solo per un istante, perchè l'attimo dopo si ritrovano tutti e tre fracassati al suolo o contro una delle pareti del Dojo.

Michael tocca dolcemente terra, le braccia ora lungo i fianchi, come nella posizione iniziale del combattimento.

Gli avversari si alzano da terra doloranti, ma non portano un nuovo attacco. Sono troppo rapiti dall'eleganza e la grazia dei movimenti di Michael, e allucinati da quella che secondo loro doveva essere una visione.

"Un angelo..." dice uno dei tre.

"No" risponde una voce alla loro destra, una voce profonda e calcolata. Una voce che conoscono bene e che altre volte avevano udito.

Il loro mentore li aveva prima liberati da Matrix, poi addestrati al combattimento, insegnando loro ogni cosa che potesse servire alla sopravvivenza. Era un vero e proprio leader, una guida.

"Non è un angelo quello che avete davanti ragazzi miei..." prosegue l'uomo, "...è un Arcangelo".

I tre sorridono andando incontro a Michael e complimentandosi con lui, il quale per ognuno di loro riserva una parola di conforto, un sorriso o una pacca sulle spalle.

L'uomo sorride nel vederli. E' importante che si stringano al loro futuro capitano, perchè come l'esperienza gli aveva insegnato, occorre fiducia, fede e lealtà fra i membri dell'equipaggio di una nave di Zion. Fondamentale per la loro sopravvivenza.

Continua a guardarli col viso di un padre che osserva i figli crescere.

Michael gli fece un cenno di inchino e lui rispose con un cenno del capo.

I suoi occhi si fanno tristi per un attimo, nonostante sul suo viso vi sia ancora un sincero sorriso.

"Oh, Neo....se tu potessi vederlo..." dice quindi Morole-playerheus.

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Uffici del Consiglio ' orario indefinito (FLASHBACK)
Zion
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"Arcangeli''" chiede stupito il consigliere Hamann.

"Si" risponde Morole-playerheus.

Il consigliere pare molto stranito da quella definizione.

Aveva supportato Morole-playerheus in più di un'occasione ma questa ancora non riesce a digerirla.

"Tecnicamente" prosegue Morole-playerheus " quando noi liberavamo un individuo da Matrix, interrompevamo drasticamente la connessione un attimo dopo aver individuato il segnale portante. Mi segue fin qui'".

Il consigliere fa un cenno con la testa in segno di assenso.

"Bene. Ora consideri che questo non avviene più. O meglio, ora abbiamo il supporto delle macchine, per cui sono loro adesso che interrompono la connessione dell'individuo per noi. Pensi quindi ad un systema complesso come lo è il nostro corole-playero, ma pensi però ad un systema informatico. Se lo arrestiamo bruscamente perdiamo una notevole quantità di informazioni"
.
Il consigliere ascolta rapito Morole-playerheus, ma forse ha già inteso dove egli voglia arrivare.

"Queste informazioni, a volte e molto raramente, possono nel caso di un risvegliato, garantirgli l'accesso ad alcune porzioni di codice di Matrix molto importanti, che permettono alla mente di rielaborare temporaneamente il codice stesso e fare quello che ha visto oggi nel Dojo".

"Quindi lei vorrebbe dirmi che quel giovane è un eletto'"

"No consigliere, l'eletto poteva permanentemente rielaborare il codice a suo piacimento."

Hamann si accorge di come Morole-playerheus abbia opportunamente evitato di pronunciare il nome di Neo. Il dolore per la sua perdita era ancora grande.

"Diciamo piuttosto che un Arcangelo se la potrebbe tranquillamente giocare con un agente del systema. Peccato che sino ad ora sia riuscito ad individuarne solo uno".

Hamann rimane in silenzio per qualche minuto. Poi prima di andarsene si rivolge a Morole-playerheus:

"Molto bene quindi...domani decideremo quale nave affidare al suo pupillo Michael. Congratulazioni Morole-playerheus".

Morole-playerheus sorride soddisfatto...

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